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BAGGIO: “Vorrei spiegare il calcio a Balotelli”

Daniele Triolo

In un'intervista al 'Corriere dello Sport', Roberto Baggio, rossonero dal 1995 al 1997, ha parlato anche di Mario Balotelli

Vorrei spiegare il calcio a Balotelli”. Lo ha affermato, in un'intervista al 'Corriere dello Sport', il Divin Codino, al secolo Roberto Baggio, grande ex giocatore di Juventus, Milan (1995-1997) e Inter. “Balotelli è tra i migliori calciatori del mondo, ma pare voler dare l'idea di quello che forse non è”.

Roberto Baggio si è quindi soffermato, durante l'intervista al 'CdS', su tante altre tematiche che ne hanno contraddistinto la carriera. Prima di tutto, gli infortuni. Il primo, a Rimini nel 1985, quando il futuro Divin Codino aveva appena 18 anni.

“Sì, fu il mio “pronti, via” con il calcio. Se mi potevo montare la testa, già parlavano di me come un fenomeno; la realtà si incaricò di farmi tornare a terra, anzi per terra, dove finii per aver messo male la gamba. Lasciai su quel campo menisco e crociato. I professori che guardavano il mio ginocchio scuotevano la testa e dicevano che era molto difficile che io tornassi a giocare al calcio”.

Baggio ha avuto ben sei operazioni al ginocchio nel corso della sua carriera. “Quattro al destro e due al sinistro. Erano anni in cui un menisco era una cosa drammatica, ora si fa quasi di routine. Io ho avuto interventi molto pesanti, molto invasivi. Ogni volta precipitavo in un tunnel. Ma non ho mai rinunciato a cercare la luce per uscirne”.

Tutta questa sfortuna non ha impedito a Roberto Baggio di divenire uno dei più grandi giocatori italiani di sempre, nei club dove ha militato ed in Nazionale. “Ho giocato tre Mondiali. Tre squadre davvero forti. Tre volte siamo usciti ai rigori. Nel ’90 era una grande Nazionale, abbiamo vinto sei partite e pareggiata una e siamo finiti terzi. Ci vuole anche fortuna. Noi non ne avemmo proprio”. Il rapporto con la F.IG.C. sarebbe potuto proseguire anche dopo, giacché Baggio ha ricoperto, per un breve periodo, un incarico in Federazione. Mollato dopo poco. Perché? “Troppa burocrazia. Che vive perché tutto rimanga com’è. Altrimenti equilibri che cambiano tendono a mutare anche poteri stratificati da secoli – ha spiegato Baggio -. Io volevo fare qualcosa per il calcio dei giovani. Ogni anno continuano a sorgere talenti. Ma non c’è struttura, sistema. C’è una immensa dispersione di possibilità e di fondi. Ma dovevo scontrarmi con chi il calcio non sa neanche dove sta di casa”.

Secondo Baggio, infine, il miglior talento del calcio italiano di oggi è Domenico Berardi del Sassuolo, mentre, nella lotta Scudetto, continua a vedere favorita la Juventus.