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Dudek: “Il balletto fu una tattica bastarda, ma dovevamo vincere” | News

Enrico Ianuario

Jerzy Dudek, portiere del Liverpool campione d'Europa nel 2005, ha rilasciato delle dichiarazioni sulla finale contro il Milan e non solo
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Intervenuto ai microfoni di 'Gazzetta.it', Jerzy Dudek ha rilasciato un'intervista. Queste le parole dell'ex portiere del Liverpool, ricordato da tutti per i suoi 'balletti' nella finale di Istanbul contro il Milan.

Su com'è nata l'idea del 'balletto': Jamie Carragher prima dei rigori mi disse di inventare qualcosa. ‘Fai come Grobbelaar trent’anni fa, contro la Roma’. Non ero il tipo, preferivo concentrarmi, studiare gli appunti che avevo preso sui rigoristi, ma andò bene. Serginho tirò altissimo, così continuai".

Come distraeva i rossoneri: "Appena i rossoneri partivano da centrocampo, iniziavo a ondeggiare sulla linea e a muovere le mani. Volevo distrarli. Ci sono circa 30 metri da lì al dischetto, in quel momento ti viene in mente di tutto. Percepivo paura nei loro occhi. Fu una tattica bastarda, lo so, ma dovevamo vincere. Lo avevo detto anche a Tomasson".

Sulle parole a Tomasson: "Avevamo giocato insieme al Feyenoord. Prima della partita incrociai lui e un altro paio di milanisti. Gli dissi più o meno così: ‘Ragazzi, voi avete vinto due anni fa, ma noi ne abbiamo più bisogno. Stavolta la pressione ricade sui Reds’. Lì per lì ci hanno riso su, ma a fine partita ridevo io. Tra l’altro, si dice che quelli del Milan avessero stappato lo champagne e indossato le maglie con scritto ‘campioni’ all’intervallo…"

Se è vero che il Milan avesse già festeggiato all'intervallo: "Non ho la certezza, ovvio. Ciò che conta è che quella finale vinta in rimonta resta la più grande impresa della storia del calcio".

Sul lavoro di Benitez: "Assolutamente sì. All’intervallo ci guidò con calma e sicurezza. Diede un paio di consigli, poi indicò la porta e ci disse di uscire a testa alta. Aspettammo il Milan in campo per 2-3 minuti. La parte Reds dello stadio ci accolse cantando ‘You’ll never walk alone’ a tutto volume…"

Se ha iniziato a crederci da quel momento: "Abbiamo spinto fin da subito. Gerrard, Smicer, Xabi Alonso. In sei minuti eravamo 3-3. Abbiamo ribaltato l’impossibile".

Su Shevchenko incredulo ancora oggi: "Ci incontriamo durante le amichevoli tra Milan e Liverpool Legends. Mi chiede spesso come ho fatto a parargli quel colpo di testa al minuto 117, più la ribattuta un secondo dopo. È il calcio, cosa devo rispondergli? Istinto puro. Oggi a me, domani a te. E infatti nel 2007 hanno vinto loro".

Sull'ultimo rigore parato: "Ero strasicuro che l’avrei neutralizzato. Ormai ero ‘self confident’ al 100%. È stata una guerra di nervi e ho vinto io. Noi. I Reds. Quella partita, quel momento, racchiude la storia della società. Il mio motto è never give up, mai mollare. L’ho imparato a Istanbul".

Sulla partita di domani: "Il Milan mi piace, ha grandi giovani, ma il Liverpool è il Liverpool. Klopp ha creato una squadra solida che gioca a memoria. Van Dijk è il difensore più forte d’Europa. Salah una sicurezza. Se dovessi sceglierne un altro che mi piace direi Henderson, molto sottovalutato".

Su cosa fa oggi Dudek: "Commento le partite e gioco a golf, ho partecipato a qualche torneo. Da professionista non avevo tempo, ora non posso farne a meno".