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Borriello: “Non volevo andare via dal Milan, ma Galliani mi minacciò”

Daniele Triolo

Marco Borriello, ai microfoni di 'Premium Sport', ha svelato i retroscena della sua carriera: “Mandai tutti al Diavolo per l'orgoglio firmando con la Roma”

"Intervistato da 'Premium Sport', Marco Borriello, centravanti classe 1982, ha svelato tutti i retroscena più interessanti sulla sua ormai lunghissima carriera. Inclusi, ovviamente, quelli risalenti alla sua esperienza in rossonero. Qui le sue dichiarazioni più importanti.

"Sulla sua infanzia: “Ho vissuto a Napoli fino a 14 anni: andare a scuola per me era una tragedia. La maestra spiegava e io pensavo alle rovesciate e ai tiri che dovevo fare con i miei amici del quartiere: giocavo in piazza, poi sono entrato in una scuola calcio. Nell'aprile del 1998 venne a vedermi Franco Baresi, che era il responsabile del settore giovanile del Milan all'epica, e feci una partita stupenda da esterno sinistro. A Napoli non vedevo futuro, mia mamma era contenta di mandarmi al Nord, perché avevo delle amicizie un po' così, c'erano bravi ragazzi e ce ne sono alcuni che sono ancora oggi in galera. Abitavo nel quartiere col più alto tasso di omicidi in Campania”.

"Sui primi passi nel calcio che conta: “L'allenatore della Primavera del Treviso mi spostò centravanti e feci tanti gol: mi sono sempre sentito attaccante. Da lì mi mandarono alla Triestina e io avevo un entusiasmo incredibile, i miei compagni mi volevano bene perché io correvo anche per loro. Poi andai al Milan nel 2001”.

"Sul suo arrivo in rossonero: “Adriano Galliani in ritiro presentò tutti i giocatori e mi fece cantare Malafemmena, ebbi tanti applausi. Quell'anno esordii, Nesta, Maldini e Kaladze mi picchiavano in allenamento, ma mi apprezzavano. A me non fregava niente, volevo arrivare. Giocavo poco, andai a Empoli, segnai il primo gol in A e tornai al Milan: non dico che ho perso un anno, ma giocare è importante”.

"Sul suo approdo al Genoa: “Lì conosco Gasperini: insieme a Conte uno dei più forti allenatori che abbia mai avuto. Segnai 19 gol fino a 7 giornate dalla fine, ad aprile firmai un contratto importante di 5 anni col Milan. E lì mollai un po' e persi la classifica cannonieri: è un grande rammarico che ho”.

"Sul suo ritorno al Milan da protagonista: “Vado ancora al Milan e quell'anno lì inizia l'Isola dei Famosi, io accuso dolore al flessore, ma dicono che non ho niente. L'hanno fatta passare come se avessi un problema psicologico per la storia con Belen. Invece ero stirato e sono arrivato a un punto in cui mi sono strappato il muscolo. Eppure con Leonardo ho segnato 15 gol, ha avuto fiducia in me, lasciava spesso Huntelaar e Inzaghi in panchina, io ho fatto 4-5 gol in rovesciata. Arrivò l'estate, il Milan poteva prendere Ibranimovic e Robinho, ma doveva liberarsi di me e Huntelaar: non volevo andare via, non glielo perdonai a Galliani e me l'hanno comunicato nel modo sbagliato minacciandomi di escludermi dalla lista Champions, così con un po' d'orgoglio mandai tutti al diavolo e andai a Roma firmando un contratto importante da 5 anni”.

"Sulla sua permanenza nella Capitale: “A Trigoria ebbi un'accoglienza importante, iniziai da Dio, segnai 17 gol in 6 mesi, poi esonerarono Ranieri e arrivò Montella, sbagliai un rigore in Champions, si creò polemica intorno a me e io fui messo fuori, eppure ero il capocannoniere della squadra. In quel periodo ci fu il cambio di proprietà, Sabatini disse subito che io ero un problema a iniziai a girovagare”.

"Sul suo periodo tra Juventus e ritorni a Genoa e Roma: “Alla Juve segnai un gol importante al Cesena, ma tra contratto importante e cartellino la Juve decise di investire su altri. Andai al Genoa e segnai 12 gol, così tornai a Roma, fui protagonista delle 10 vittorie consecutive, ma a gennaio tornò Destro e loro mi dissero che sarei stato il terzo attaccante. 'Ma come? - dissi - Sono stato titolare finora!'. Mandai tutti al diavolo, accettai la prima squadra che uscì fuori. Ero schifato da tutto e me ne andai al West Ham, ma a marzo mi feci male. Tornai per l'ultimo anno a Roma, feci 7 mesi senza fare una partita e l'anno dopo feci 3 mesi di vacanza per staccare completamente, ma allenandomi”.

"Infine, sull'esperienza di Carpi e Bergamo: “Si fece avanti il Carpi, iniziai bene, ma la squadra era debole, capirono che non ce l'avrebbero fatta a salvarsi e decisero di mettere fuori rosa tutti quelli che guadagnavano di più. Ho un ricordo dei dirigenti del Carpi davvero orribile, della gente no. Da lì andai a Bergamo, mi sono trovato da Dio. In estate lanciai un appello a Ibiza: 'Chi vuole allenarsi con me?'. Ne arrivarono a centinaia. Arrivò la chiamata del Cagliari, dopo due giorni feci 4 gol, io ero allenato davvero”.

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