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MILAN, il segreto della rinascita parte da lontano

Redazione

Il Milan è in grande spolvero e ha e ha trovato la continuità a lungo inseguita. Uno dei segreti è la crescita della difesa in particolare degli esterni

Il Milan è finalmente sbocciato, oggi è una squadra matura, in grado di esprimere tutto il suo potenziale. La creatura di Mihajlovic è ideata a immagine e somiglianza del suo allenatore: chiara, concreta e schietta. Il suo prodotto, concepito nel laboratorio di Milanello, è il frutto di un lavoro certosino. Gli esperimenti, iniziati ai primi albori della stagione, hanno avuto sin qui diverse crisi di rigetto. La ricerca della messa a punto è stata scandita da parecchi ostacoli. Dopo le prime 15 giornate, infatti, i punti raccolti dall’allenatore furono gli stessi racimolati dal suo predecessore Inzaghi. Gioco scarno, giocatori impalpabili e risultati nulli. Questo il risultato della prima radiografia della squadra. Adesso però, dopo aver completato il giro di boa, è attraverso la rivincita con i cugini nerazzurri che ha preso forma la creazione di Miha.

Ad un passo dall’esonero, ecco che il tecnico, in modo semplice e silenzioso, attua la sua rivoluzione. Scelte chiare e anticonformiste. Dal 4-3-1-2 al 4-4-2, passando per il 4-3-3. Combinazioni e ordini mischiati,anche se gli interpreti sono quasi sempre gli stessi. Una squadra corta, con lo spettacolo che passa in secondo piano. Un attacco che torna a confezionare reti e una difesa che sbarra la strada agli avversari. In campo si è designato un quartetto difensivo con tanto di brevetto: Abate e Antonelli sugli esterni, con l’esperienza di Alex a guidare il fresco talento di Romagnoli al centro. Il talento certo non manca, l’esperienza nemmeno. Una giusta alchimia tra gli interpreti della retroguardia rossonera. La zona centrale è una garanzia. Romagnoli, il numero tredici, riflette una “tempesta perfetta” di emozioni: tutti avvisati, il nuovo Nesta sta nascendo. E poi le fasce laterali. Quelle corsie che finalmente sono tornate ad essere percorse dai terzini del Milan.

Abate è rinato assieme all’intera rosa. Se prima non doveva intasare la fascia destra per valorizzare il mai esploso Cerci, adesso il numero 20 ha licenza di sfondare per creare superiorità numerica. Antonelli, invece, ha deciso di sposare la causa rossonera nel picco della sua carriera. Quanta corsa, quanta grinta. L’ex Genoa è una furia totale. Ne è la prova la prima frazione di mercoledì con il Palermo: pronti via, ed ecco una volata sull’esterno conclusa con un cross insidioso. Poco più tardi, arriverà la sua penetrazione che genererà il rigore. Abate dal canto suo, accantonati gli infortuni di vario genere, sembra aver trovato quella continuità che il ruolo necessita. L’ottima prestazione del derby non è un caso isolato. I due terzini, complici a distanza, sono bravi ad alternarsi nelle fasi di spinta, garantendo profondità e copertura.  Entrambi, dotati di telepass per superare la dogana avversaria, arrivano dall’altra parte di campo e confezionano assist importanti per il piede e la testa di Bacca, terminale perfetto per chiudere in rete i traversoni degli esterni. In fase difensiva poi, muniti di squadra e righello, tracciano delle diagonali euclidee che lasciano senza via di scampo le incursioni avversarie. Questa duttilità dei due terzini è garantita dalla sicurezza regalata dalla coppia centrale Alex e Romagnoli; pure Zapata all’occorrenza. Senza tralasciare Donnarumma, ultimo baluardo della difesa, nonché saracinesca della porta rossonera.

Se Bonaventura è la certezza, Honda, “l’esterno che non ti aspetti”,  è il suo alter ego. Questi sono i laterali offensivi rossoneri. Pochi ma buoni. La macchina rossonera per ripartite si è dovuta fermare ai box di Milanello. Le ruote per viaggiare avevano bisogno delle catene. Abate -Honda da una parte  e Antonelli -Bonaventura dall’altra. Adesso il Milan per puntare al terzo posto dovrà mettersi le ali, con la speranza che le sue frecce buchino costantemente le difese avversarie.

Edoardo Colombo