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Pirlo a ‘Sky Sport’: “Italia, al ritorno ci vorrà un altro atteggiamento”

Andrea Pirlo, ex Milan, foto www.telegraph.co.uk
Andrea Pirlo, 38 anni, ha detto addio al calcio. L'ex Inter, Milan e Juventus è stato in collegamento su 'Sky Sport': rivivi il live delle sue dichiarazioni

Daniele Triolo

Termina qui l'intervista di Andrea Pirlo a 'Sky Sport'!

Sulla sua partita di addio in Italia: “Ci stiamo pensando, vedremo se riusciremo a farla più avanti”.

Sul suo futuro da allenatore: “Si sa, quando c'è una partita si può vincere, perdere, ci sono critiche ed elogi. Le critiche vanno divise tra tecnico e squadra, perché si vince e si perde sempre tutti insieme. Si decide la tattica da utilizzare tutti insieme. L'allenatore prende più critiche, ma in campo vanno i giocatori. Io sono sempre stato abituato a gare con la pressione, mi piacciono. Il corso di Coverciano lo farò. Certo, vedere le partire da fuori è diverso che vederle in campo. Da fuori non riesci a capire bene le dinamiche. Ci vorrà un altro modo per vivere il calcio: bello e con altro tipo di adrenalina. Vedremo se sarà un lavoro per me o no”.

Sull'importanza di San Siro al ritorno: “Lo stadio si farà sentire, ma non ho visto mai nessuno fare gol dagli spalti. I giocatori in campo dovranno tirare fuori le qualità per vincere queste partite. Poi lo stadio darà una spinta in più. Mi è sembrato riduttivo, da parte di Ventura, tirare fuori l'arbitraggio. L'atteggiamento mi sembrava un po' soft. In queste partite si dà il 100% e si va oltre questo”.

Sulla gestione degli uomini in questi giorni da parte di Ventura: “Sarà dura per Ventura trovare le giuste motivazioni per il gruppo in questi tre giorni pieni di pressioni, da giornali e televisioni. Dovrà avere in mente già la squadra, le difficoltà da affrontare. Dovranno analizzare la partita giocata oggi e trovare le giuste contromisure per vincere lunedì. Saranno tre giorni pesanti, è fastidioso vedere video, ma i giorni saranno importanti”.

Sui punti di riferimento azzurri: “I 'vecchi' saranno fondamentali, ma queste cose devi sentirle dentro. Non basta la parola di un esperto per acquisire personalità. Tanti giocatori hanno fatto queste partite, tanti no: qui si vedono i giocatori veri”.

Sulla tattica svedese nella gara di ritorno: “Cercheranno di abbassarsi come hanno fatto oggi nell'ultima mezzora. Ci vorrà pazienza, velocità di pensiero. Dovremo fare gol, ci sarà tutta la partita a disposizione, ma il gioco dovrà migliorare”.

Sul ritorno di San Siro: “Giocherei più offensivo, con un 4-3-3, con Insigne largo e libero negli 30 metri. Si è giocato centralmente, abbiamo perso tante palle. Dobbiamo allargare il gioco e dare libertà agli esterni di creare la superiorità numerica”.

Su Verratti: “Non ha fatto una buona partita, un paio di belle aperture, una per Candreva una per Immobile nel primo tempo. Poi, con l'andare della partita si è un po' perso, anche per via dell'ammonizione presa. Non è andato benissimo, neanche per un lavoro di squadra che lo ha portato a non determinare con certe giocate”.

Su Svezia-Italia: “Più le cose negative che le positive. Squadra impaurita che è sembrata giocare per lo 0-0. Questo non basta in ambito europeo. Ci sarà da soffrire, ci sarà tanta pressione: al ritorno sarà tutta un'altra partita”.

Si ricomincia, nel post partita di Svezia-Italia, con gli azzurri sconfitti per 1-0...

Pirlo tornerà in diretta su 'Sky Sport' dopo la partita dell'Italia, ore 22:40! 

Su Zlatan Ibrahimovic: “Su Ibra si sa tutto, ormai è al top da tanti anni. E' un ragazzo molto positivo, ma è uno che si allena sempre bene, ha sempre voglia di vincere anche in allenamento, si arrabbia per un passaggio sbagliato. E' un perfezionista. Si è sempre sentito al centro di ogni squadra, di ogni progetto. Non vede l'ora di tornare in campo, se lo merita. Gli manca quella coppa e vorrà fortemente conquistarla”.

Sulle 'manie' di Antonio Conte: “Aveva tante scaramanzie. Dovrei stare qui ore. Magari ve le racconterà lui (ride, n.d.r.).”

Sui pericoli nella Svezia: “Squadra fisica, come tutte quelle nordiche. Baseranno molto sui calci piazzati e sfruttare la loro fisicità in questo. Ma non dobbiamo avere paura della Svezia: se vai al Mondiale e incontri le squadre quelle 'vere', che facciamo? Siamo l'Italia e dobbiamo vincere questa partita”.

Sul suo erede nelle punizioni: “Giovinco le sta tirando molto bene qui in America. In Italia non saprei. Pjanic e Dybala i migliori, forse: le tirano benissimo”.

Sulle punizioni di Emil Forsberg della Svezia: “Calcia diversamente da me, la prende più di interno. Calcia come David Luiz o Drogba”.

Sulle parole di De Rossi per i playoff: “Sicuramente avrà trasmesso carattere lui, Buffon e Chiellini. Queste partite sono troppo belle da giocare, ci vuole grande personalità, grande voglia. Non bisogna avere paura. Siamo l'Italia e non possiamo non andare al Mondiale: sono partite uniche, fondamentali, belle da giocare. Ci vuole personalità ma il gruppo azzurro ce l'ha”.

Su Marco Verratti, definito il nuovo Pirlo: “Lui deve essere libero di giocare il suo calcio. Ha un gioco diverso dal mio: è un ragazzo a cui piace andare in giro per il campo, si sente libero di impostare ma di anche di attaccare. A volte è un po' irruento, ma è giovane e può migliorare tanto. E' in un momento importante della sua carriera. Può diventare fulcro del PSG e della Nazionale e ha le qualità per farlo”.

Su Svezia-Italia di questa sera: “Penso che si siano voluti riproporre stesso modulo ed ossatura di Euro 2016: il C.T. ha voluto puntare su questa squadra perché, magari, due anni fa la Svezia aveva trovato delle difficoltà. Ma questa sera sarà un'altra partita”.

Sul sorpasso di presenze in azzurro da parte di De Rossi: “Era nell'aria, ma se lo merita, è mio amico: è un giocatore straordinario, una presenza in una partita importante, che può valere il Mondiale, val bene la concessione del sorpasso (ride, n.d.r.)”.

Sui messaggi privati ricevuti che lo ha fatto sorridere: “Sono stati tutti molto carini, è stato difficile leggerli tutti, ma più o meno il significato è stato ben chiaro. Sono stato felice di tutti questi saluti ed apprezzamenti dal mondo del calcio. Vuol dire che qualcosa di buono ho fatto: sono contento”.

Se nel cambio ruolo da trequartista a regista ci ha guadagnato in carriera: “Devo ringraziare i miei allenatori per il cambio di posizione, ma anche da trequartista avrei cercato di arrivare al top. Nei miei sogni da bambino ho sempre cercato di essere il migliore. Sono stato fortunato a raggiungerlo in un'altra posizione, ma avrei voluto essere un top in tutte le posizioni”.

Sul fatto se ha assorbito meglio l'addio al calcio o all'azzurro: “Sono due cose diverse: uno era programmato, quello in azzurro … Vedi che ci sono giovani che stanno in campo meglio di te, quindi devi passare la mano. Su quello al calcio è uguale, ma me lo sono goduta e l'avevo programmato da tempo”.

Sulla notte di Istanbul: “Una delle più brutte notti della mia vita calcistica. Perdere una finale dopo un 3-0 del primo tempo, giocando un calcio fantastico, penso sia difficile da immaginare. Una grossissima delusione. Fortunatamente due anni dopo c'è stata la rivincita, anche se non cancellerà mai quella delusione”.

Su Juventus e Milan: “Ho fatto dieci anni fantastici al Milan e quattro anni stupendi alla Juventus. Due squadre fortissime, mi sono trovato bene con tutte e due. Non ce n'è una meglio dell'altra”.

Su Roberto Baggio: “Ho avuto la fortuna di giocarci insieme all'Inter ed al Brescia. Era il mio idolo d'infanzia. Persona fantastica, un vero campione sia dentro sia fuori. E' stato mio compagno di stanza in qualche trasferta: la cosa più bella che potesse succedere per qualsiasi ragazzo”.

Sul suo tifo d'infanzia: “Ero interista, come mio padre: mi aveva portato a tifare per i nerazzurri”.

Sugli allenatori (Simoni, Mazzone, Ancelotti, Conte, Lucescu) più speciali della sua carriera: “Tutti hanno avuto merito. Lucescu ottenne una deroga per farmi giocare nei professionisti a 15 anni, Simoni mi ha dato fiducia all'Inter, Mazzone mi ha dato un ruolo, con Ancelotti sono diventato grande al Milan, con Conte ho vinto alla Juventus. Devo ringraziarli: se non avessi avuto loro non avrei fatto questa carriera”.

Sui social: “Li curo, anche con le persone che mi curano l'immagine. Ma non sono né un amante né molto tecnologico”.

Sul futuro da dirigente: “Si, perché no. Può essere una soluzione. Guardo le partite, conosco i giocatori, ci può stare. Vedremo”.

: “Eravamo nello stesso tavolo a pranzo ed a cena per 12 anni: ne abbiamo viste di tutti i colori. Lui era il nostro obiettivo quotidiano. Se farò l'allenatore? Mah non lo so: per adesso, avendo smesso da qualche giorno, non ho ancora le idee ben chiare. Sicuramente farò il corso, che mi tornerà utile. Se avrò questa scintilla, perché no: valuterò di fare l'allenatore”.

Sul suo carattere: “Quando non conosco bene le partite sono schivo e introverso. Quando le conosco riesco ad essere me stesso: sono fatto così”.

Su Juninho Pernambucano: “L'avevo studiato, vedevo le partite del Lione in Champions League: tirava traiettorie strane. La 'maledetta'? Ore ed ore da solo in allenamento a provare: alla fine sono riuscito a tirare fuori quella parabola su punizione. I più bravi a tirare la punizioni? Mihajlovic calciava molto bene. Poi ce ne sono tanti altri, da Beckham a Giovinco che le calcia molto bene, Baggio e Del Piero le tiravano bene. Ma i migliori due sono Juninho e Mihajlovic”.

Sul suo futuro: “Resterò qui fino alla fine dell'anno per sistemare i traslochi, i bambini, poi tornerò in Italia per iniziare una nuova vita. Non so ancora con cosa, vedremo”.

Sull'esperienza americana: “Da sempre, per chiudere la carriera, avevo pensato all'America. Mi affascinava il posto ed il calcio era in crescita da tanti anni. Ho scoperto un movimento forte, che ha voglia di migliorare, c'è passione. I bambini giocano a calcio non soltanto a football o a baseball. C'è da migliorare, cambiare le regole: ma hanno voglia di fare bene negli USA”.

Sui tifosi di NY: “Sempre contenti di vedermi in campo, mi hanno dato grande affetto, accolto come una star anche se non lo ero. Mi hanno fatto sentire veramente bene. Mi chiamavano The Maestro? Qualche volta l'avevo già sentita in Italia ed in Europa, ma qui dal primo all'ultimo era l'aggettivo con cui mi chiamavano tutti. Fa piacere”.

Sul suo ritiro: “L'avevo deciso l'anno scorso, di chiudere qui dopo l'ultimo anno di contratto. Un po' di acciacchi cominciavano a farsi sentire: non volevo arrivare a trascinarmi sul campo”.

Sulle emozioni dopo l'ultima gara a New York: “Sicuramente un po' di emozione perché era l'ultima partita, l'ultima volta per me su un campo da calcio, da calciatore. Però era una cosa che ormai avevo deciso, quindi non è stato un fulmine a ciel sereno. Emozione giusta nel modo giusto”.

Sulle sensazioni post ritiro: “Per adesso sono positive, anche perché era da un po' che ci pensavo. Non è una scelta fatta al momento, è ponderata ed arriva al momento giusto. Ora mi sento bene”.

Si comincia! Inizia l'intervista ad Andrea Pirlo!

Nei giorni scorsi Andrea Pirlo, 38 anni, : nella sua splendida carriera ha indossato, tra le altre, le maglie di Inter, Milan e Juventus, facendo incetta di trofei nelle squadre di club e coronato il sogno di qualsiasi calciatore con la conquista della Coppa del Mondo nel 2006 a Berlino con la Nazionale Italiana. Reduce dall'ultima, gratificante esperienza nella Major League Soccer statunitense, nella fila dei New York FC, Pirlo ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo e oggi, in diretta su 'Sky Sport', racconterà emozioni, sensazioni su quello che, per 20 anni, è stato il suo quotidiano. Restate su 'Pianeta Milan' per non perdervi neanche una dichiarazione in diretta del 'Maestro'!

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