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2018, il nuovo Milan in 5 mosse

Leonardo Maldini Kakà Milan
Il 2018 è stato un anno epocale per il Milan, al secondo cambio di proprietà in poco tempo. Riassumiamolo in cinque punti salienti

Daniele Triolo

NASCE IL NUOVO MILAN

Il 13 aprile 2017, in casa rossonera, è terminata l’era di Silvio Berlusconi al potere e si pensava che la nuova proprietà cinese, arrivata a sborsare quasi un miliardo di euro per rilevare il club di Via Aldo Rossi dalla Fininvest, potesse inaugurare una nuova, duratura epopea. Così non è stato e, appena 15 mesi dopo, nel luglio 2018, il vessillo del Dragone è stato spazzato via dalla sede societaria del Milan, lasciando spazio all’entrata degli americani al vertice del club. Vediamo, dunque, come è stato il 2018 del Milan in cinque mosse.

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L’AVVENTO DI ELLIOTT

La presidenza di Yonghong Li si è conclusa in maniera indecorosa: dopo aver effettuato aumenti di capitale per svariati milioni di euro, l’imprenditore cinese si è arreso proprio sul filo di lana: il , infatti, nelle casse del Milan, ha fatto scattare, nel mese di luglio, il subentro del fondo statunitense Elliott Management Corporation, che era creditore nei confronti di Yonghong Li e che aveva in pegno il Milan, alla guida della società rossonera. Il 10 luglio 2018 il primo con cui la realtà della famiglia Singer, dopo aver spazzato via Yonghong Li, ha annunciato di aver preso il controllo del club e fissato gli obiettivi del nuovo Milan: “Tornare in alto nel rispetto delle norme UEFA sul Fair Play Finanziario”.

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LICENZIAMENTI FORMALI

Il 21 luglio, al termine dell’assemblea dei soci del Milan, primo atto formale del nuovo corso del club rossonero, oltre alla nomina di Paolo Scaroni come nuovo Presidente, è stato il licenziamento per ‘giusta causa’ dell’allora amministratore delegato Marco Fassone. Il quale, ad oggi, sull’entità della buonuscita da percepire. Qualche giorno più tardi, il 24 luglio, esonero anche per l’ormai ex direttore sportivo, Massimiliano Mirabelli. Si è chiusa, dunque, in maniera molto triste, l’epoca degli annunci di mercato ‘social’ e delle ‘cose formali’. Nel frattempo, ovviamente, Elliott ha lavorato nell’ombra per rimpiazzare adeguatamente i due ex dirigenti dell’Inter

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LEO PARTE SECONDA

Il 25 luglio, quindi, a suggellare le tante voci di corridoio che si erano rincorse nei giorni precedenti, il Milan ha annunciato il ritorno a casa di Leonardo. Ex giocatore del Milan (124 gare, 30 gol), già in passato inserito nello staff dirigenziale al fianco di Adriano Galliani ed Ariedo Braida, il brasiliano, che, in questo periodo, aveva maturato esperienze da allenatore (sulla panchina rossonera e su quella dell’Inter, nonché in Turchia, all’Antalyaspor), e da direttore sportivo (PSG), si è fatto perdonare il , quando passò sulla sponda nerazzurra dei Navigli, facendo ritorno all’ovile. Il nuovo Milan di Elliott lo ha insignito della carica di direttore generale dell’area sportiva del club con pieni poteri sul mercato. Primo colpo messo a segno, il duplice acquisto di Mattia Caldara e Gonzalo Higuaín dalla Juventus, con Leonardo Bonucci a fare il percorso inverso.

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IL GRANDE RITORNO

Con tutto il rispetto per Leonardo, però, in casa Milan c’era un altro, grande personaggio che, da anni, tifosi, sportivi, addetti ai lavori e semplici appassionati avrebbero visto volentieri di ritorno al Milan ma che, per motivi vari, non si era mai riavvicinato veramente al suo unico, grande amore. Dopo il tentativo, fallito, di Fassone e Mirabelli nel 2017, però, Elliott ha convinto Paolo Maldini , a distanza di 9 anni dal suo ritiro dal calcio giocato. Maldini è stato affiancato a Leonardo ed a lui è stato dato l’incarico di direttore sviluppo strategico dell’area sport del Diavolo: un ruolo a metà, in sostanza, tra campo e mercato, per un uomo dall’elevata cultura sportiva, in grado di essere quel tramite tra società e squadra ma abile anche a capire quali elementi possano fare al caso del Milan o meno.

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BYE BYE LONDON

Contestualmente alla rivoluzione societaria, il nuovo Consiglio d’Amministrazione del Milan aveva insignito il Presidente Scaroni del ruolo di amministratore delegato ‘ad interim’ al posto di Fassone. Questa carica, però, è stata soltanto temporanea nell’attesa che il club decidesse di inserire, nel proprio board societario, un dirigente di comprovata esperienza. Dopo aver flirtato anche con il possibile ‘cavallo di ritorno’, , alla fine il Milan, per diretto intervento della famiglia Singer, ha deciso di optare per Ivan Gazidis, ex CEO dell’Arsenal, manager sudafricano di passaporto inglese, diventato A.D. a settembre ma, ufficialmente, per via di accordi contrattuali con i ‘Gunners’, in carica soltanto da inizio dicembre. A lui, dal 2019, spetterà, forse, il compito più ingrato di tutti: aumentare sensibilmente i ricavi del club rossonero, fermi più o meno a dieci anni fa, rivedere verso l’alto i contratti di sponsorizzazione e , entro il 30 giugno 2021, nuova ‘deadline’ fissata con la UEFA per il riesame del caso Milan. Good luck, Sir Ivan.

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