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Milan-Fiorentina, cinque considerazioni post-match

Patrick Cutrone e Franck Kessie, Milan, Getty Images
Una squadra che è diventata squadra perché lo ha voluto con grande professionalità. Ecco cinque pensieri dopo la partita di ieri del Milan.

Stefano Bressi

UN OTTIMO 2018

Nel nuovo anno solare il Milan ha perso in campionato solo contro la Juventus, perché con tutto il dovuto rispetto al Benevento, in quella serata di San Siro il Milan ha perso soprattutto con se stesso. Non solo: il 2018 significa anche 39 punti in 19 partite, la classica media da 2 punti a gara che abitualmente porta le squadre in Champions League. Dopo il rifacimento della preparazione, per tutto il girone di ritorno il Milan ha effettivamente avuto un passo da Champions.

IL SENSO DELL'EUROPA LEAGUE

Per arrivare in Champions, i rossoneri avrebbero dovuto fare 48 punti sui 57 disponibili, irraggiungibili se si gioca ogni tre giorni anche in Europa League e in Coppa Italia e se non si dispone di un bomber da primi quattro-cinque posti della classifica dei cannonieri. Ma l'Europa League, che quando è arrivato Gattuso era lontana 6 punti, resta in ogni caso una vetrina europea importante, in termini di esperienza sportiva e anche di ricavo economico.

I TIFOSI A SAN SIRO

Anche ieri in 60mila al fianco della squadra. Tutti partecipi, tutti entusiasti. I tifosi del Milan sono molto esigenti e hanno vinto e rivinto tutto, non toccano il cielo con un dito per un sesto posto. Ma intuiscono tutti i margini di crescita e di prospettiva di questo gruppo come era scritto nello striscione della curva, annesso e connesso un certo Rino Gattuso che il gruppo lo è andato a cercare: per formarlo e per compattarlo.

RIPARTIAMO DA QUI

È la frase scelta, con tre punti esclamativi, da Leonardo Bonucci sul proprio profilo Twitter. Da quando la squadra ha trovato gamba e identità, la stagione ha ribadito la serietà e la professionalità del capitano del Milan. Intensità e dedizione sono state le sue linee guida e, all'annuncio delle formazioni pre Milan-Fiorentina, il boato del pubblico si è levato altissimo su San Siro.

E POI C'È CALHA

Libero di svariare su tutto il fronte d'attacco, Hakan Calhanoglu ha letteralmente stregato San Siro. La sua tecnica è purissima e risalta ancora di più se le vengono unite la balistica che è una sua dote naturale e la forza fisica che esibisce nei contrasti a centrocampo. Certamente il numero 10 è la casacca giusta per lui e i tifosi del Milan non vedono l'ora di rivederlo ai nastri di partenza del prossimo campionato.

Fonte: acmilan.com

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