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Gioco, approccio, risultati: il MILAN si fa piccolo

Sinisa Mihajlovic, allenatore del Milan
Il Milan sembra esser precipitato in una spirale negativa senza fine. Il rischio di ripetere le ultime deludenti stagioni c'è, un'eventualità da scongiurare

Edoardo Lavezzari

La vittoria a fatica contro il Crotone in Coppa Italia, il pareggio a Modena contro il Carpi e quello interno contro il Verona. Tre indizi fanno una prova: il Milan sta vivendo una crisi a tutti i livelli che rischia di compromettere la terza stagione in altrettanti anni. I rossoneri, nelle ultime settimane, sono sprofondati nella mediocrità di inizio anno e delle ultime stagioni quando non sono riusciti a raggiungere nemmeno l'Europa League, la coppa europea più modesta, quella che oggi sembra un traguardo importante e che fino a qualche anno fa sarebbe stata vissuta come un fallimento.

Tanti i motivi di questa situazione, a cominciare dalla poca personalità della squadra. Sinisa Mihajlovic è stato chiamato per ridare carattere e dignità al gruppo e a ogni intervista non perde occasione di ribadire come il suo lavoro principale, tra alti e bassi, sia focalizzato in quella direzione: i frutti però tardano ad arrivare o lo fanno a tratti. Il Milan spesso inizia le partite senza la cattiveria necessaria e tanto con il Carpi quanto con il Verona ha rischiato di andare sotto nei primi minuti gioco. In questo senso pesano anche le mancate rimonte, quest'anno i rossoneri non hanno segnato nemmeno un gol dopo essere andati in sotto nel punteggio: di fatto chi sblocca la partita contro il Milan ha la garanzia di portare a casa i tre punti.

Un altro problema, annoso, è quello del gioco: tra moduli sperimentati e formazioni cambiate il Milan continua a non avere una chiara identità. Dopo un inizio di stagione pessimo sotto ogni punto di vista, Mihajlovic è riuscito almeno a dare solidità ad una difesa che nelle prime giornate era davvero troppo porosa, ma quando sè il Milan a dover attaccare i rossoneri spesso si perdono in un bicchier d'acqua. Non solo manca la capacità di realizzare certe giocate, in molti casi mancano proprio le idee. La qualità del Milan di Ancelotti (per fare un esempio recente) è difficilmente replicabile con questi giocatori, ma è impossibile non chiedersi come mai diverse squadre di Serie A, con budget e giocatori di livello decisamente inferiore a quello dei rossoneri, riescano a fare molto meglio rispetto alla compagine rossonera. Pensiamo ad esempio all'Empoli di Giampaolo, che ha solo un punto in meno dei rossoneri con una squadra decisamente più modesta.

Infine c'è un ultimo dato da tenere conto: il Milan perde sistematicamente contro le big e fatica a battere le piccole: questo è il sintomo più evidente di una provincializzazione del club che può vantare sette Champions League, una provincializzazione a cui mettere freno il prima possibile, già da giovedì in Coppa Italia, perchè il Milan può essere tutto, ma non provinciale.

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