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Sacchi: “Vi racconto Berlusconi, un uomo rivoluzionario”

Arrigo Sacchi Silvio Berlusconi Milan
Arrigo Sacchi su Silvio Berlusconi: “Il suo avvento? Una valanga, era anni avanti. Ma fin quando non vedrò le firme non crederò alla cessione”

Daniele Triolo

, allenatore del Milan dal 1987 al 1991, e poi nella seconda parte della stagione 1996-97, ed ha rilasciato una bella intervista, questa mattina, a 'La Gazzetta dello Sport', nella quale ha parlato degli esordi dell'ex Premier alla presidenza della squadra rossonera. Sacchi ha esordito con un “io fino a quando non vedo il contratto firmato non ci credo”, facendo riferimento alle volontà, annunciate, di Berlusconi, , ed ha poi proseguito svelando aneddoti del passato, anche piuttosto recente. Come quando, due anni fa, Berlusconi lo chiamò per offrirgli, nuovamente, la panchina del Milan. “Il Milan, per me, è Silvio Berlusconi – ha detto Sacchi alla 'rosea' -, e mi sembra impossibile che debba andare via, che abbia davvero scelto di farlo. Ma a questo punto deve pensare a sé stesso ed alla sua salute”. Sacchi ha proseguito: “Credo che ci siano stati tanti fattori ad indurlo a pensare di poter lasciare il Milan. Ma se lo farà, lo farà davvero togliendo una parte di sé stesso. Ho visto un uomo prendere tranquillanti per resistere, tanto viveva una partita importante. Era molto coinvolto, sempre. Ha il Milan sotto la pelle, per questo non è facile separarsene”. All'inizio della sua avventura da Presidente, per Sacchi, Berlusconi è stato “come una valanga. Alla fine degli anni Ottanta era tutto fermo, ma Silvio era avanti di parecchio. in quel periodo e anche dopo. E il calcio italiano lo rimpiangerà. Lo rimpiangeranno tutti, anche quelli che per anni non hanno capito o hanno fatto finta di non capire l'impatto delle sue idee su un calcio immobile”. E ancora: “Berlusconi e Galliani hanno portato avanti il calcio italiano. C'è chi non vuole ammetterlo, ma certe cose non si possono dimenticare. Anche quelli che hanno minimizzato la portata delle novità se ne renderanno conto. La missione era vincere, convincere e divertire”. Il primo Milan di Berlusconi, , era “una squadra di campioni, che avevano anche dei valori. I piedi non sono tutto, e non sono la prima cosa: serve la testa. Con Berlusconi discutevamo, ci confrontavamo. Mi sono arricchito lavorando con Berlusconi e con il suo gruppo. Lui voleva sempre il meglio, anche in termini di valori e di personalità”.

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