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Milan, parola al Presidente Scaroni: “Con noi torni grande”

Paolo Scaroni Milan
Paolo Scaroni, Presidente del sodalizio meneghino, detta la via: “In 3-5 anni vogliamo fatturare e vincere come le top d'Europa”. Le sue dichiarazioni

Daniele Triolo

Paolo Scaroni, Presidente del Milan dallo quando la rivoluzione americana targata Elliott Management Corporation ha spazzato via la vecchia proprietà cinese, ha rilasciato una lunga ed interessante intervista ai microfoni de 'La Gazzetta dello Sport'. Queste le dichiarazioni di Scaroni:

Sui primi contatti con il Milan: “Sono entrato nel Consiglio d'Amministrazione su segnalazione di Elliott e già all’epoca mi fu detto che se loro fossero mai diventati proprietari del Milan, avrebbero potuto pensare a me come Presidente. Io diedi la mia disponibilità, anche se all’epoca era difficile pensare che sarebbe potuto capitare davvero. Nessuno di noi poteva immaginarselo. Anche l’epilogo del 21 luglio (giorno della nomina a Presidente, n.d.r.) è stato inaspettato perché nessuno, a cominciare da me, immaginava che Yonghong Li non facesse fronte a degli aumenti di capitale da lui stesso deliberati e scritti un anno prima. Quando l’ultimo aumento non è andato a buon fine è stata una sorpresa per tutti. Sorpresa doppia: che non avesse il denaro, e che non abbia cercato di vendere il club ai potenziali acquirenti. E così mi sono ritrovato presidente in modo del tutto inatteso. Per me il comportamento di Mister Li è inspiegabile: un signore che fa un piano e non rispetta il suo stesso piano”.

Sulla prima parola che gli viene in mente nel vedersi Presidente: “Molto fortunato. Per un milanista fare il Presidente del Milan non è mica male. Sarà ancora più divertente quando avremo un amministratore delegato, perché io lo sono di complemento. In realtà sono impegnatissimo, ma serve qualcuno che lo faccia come lavoro fisso”.

Sul nome di Ivan Gazidis come possibile A.D. del Milan: “Non abbiamo fretta, e soprattutto non voglio metterla a Elliott. Non esiste una deadline, diciamo che entro qualche settimana il problema sarà risolto. E’ una scelta che non va fatta sotto pressione. Dovrà essere una figura con una fortissima connotazione commerciale. Per quanto riguarda Gazidis, si tratta di un soggetto che ha già un datore di lavoro e non è bello parlarne”.

Su Elliott e le sue strategie di gestione del Milan: “Nel calcio successo e insuccesso sono estremamente visibili. L’impatto è pazzesco. Quindi Elliott da un lato guarda a questo investimento dal punto di vista finanziario, e dall’altro come qualcosa che può giovare alla reputazione. A loro interessa che il Milan torni a essere quel Milan che ha fatto innamorare 400 milioni di persone in tutto il mondo. Elliott ha molta attenzione nei confronti di questo club, e poi Paul e Gordon Singer sono grandi appassionati di calcio”.

Sulla volontà di Elliott di impegnarsi a medio-termine: “Hanno un disegno a 3-5 anni. Liverpool e Arsenal, per esempio, vengono valutati 2 miliardi di sterline. Occorre creare valore e per farlo serve tempo”.

Su cosa significa 'tornare ai fasti del passato': “Un club come il Milan deve ottenere risultati sportivi, e i fasti si riferiscono a questo. In termini economici invece non possiamo dimenticare che il Milan fatturava 200-210 milioni nel 2003 e oggi siamo ancora alla stessa cifra. Nel frattempo Real Madrid, Manchester United e Manchester City sono aumentati di quattro volte. Soldi e risultati sportivi devono avanzare insieme. La parte sportiva non può andare per conto proprio, occorre un lavoro manageriale alle spalle. In più noi abbiamo i vincoli del Fair play finanziario: non basta più avere i soldi, bisogna poterli mettere. Noi in termini sportivi abbiamo fatto un grande passo avanti portando al Milan Leonardo e Paolo Maldini, che sono persone di qualità, espertissime, grandi amanti e conoscitori del club. Ti danno un rassicurante senso di casa. In termini finanziari abbiamo fatto un aumento di capitale da 50 milioni. Questo è un club finanziariamente solido, lo stato patrimoniale è a posto ed è stato decisivo anche per la UEFA. Senza conti e facce diverse, in Europa non saremmo andati. Ora occorre aumentare i ricavi. Bisogna schiodare il Milan da quei 210 milioni. Ripeto, abbiamo 400 milioni di tifosi nel mondo. Dobbiamo essere in grado di avere degli sponsor interessati a raggiungere in modo ragionato questi tifosi. Ma è una cosa per cui occorrono anni, non mesi. Su questo terreno il Milan ha fatto molto poco negli ultimi anni”.

Sullo stadio di proprietà: “La prima condizione è avere uno stadio moderno. Poi può essere di proprietà, oppure del Comune. Non è questo il fattore imprescindibile. E non escludo che ci si possa giocare in due. Ho la mente aperta a tutte le soluzioni. Tra l’altro San Siro è un’icona, una storia di successo per entrambe le milanesi. Lo abbiamo costruito, ci abbiamo vinto e poi che facciamo, ce ne andiamo? Poi, per carità, si può anche fare. Comunque il dialogo con l’Inter è iniziato proficuamente”.

Sulla possibile quotazione in borsa del Milan e cosa ne pensa Elliott: “E’ qualcosa che non ho mai sentito”.

Sul tempo che impiegherà Milano per tornare a contendere la supremazia alla Juventus: “Ieri in Lega Calcio guardavo quel tabellone con i sette Scudetti consecutivi e fra me e me riflettevo sul fatto che oggi lo Scudetto vale un pochino di meno rispetto a 15-20 anni fa. Vincere il campionato è bellissimo, ma il mondo del calcio è diventato quello della Champions League. E per noi quello che conta è tornarci, ma vorrei sottolineare che non è una previsione inserita nel piano con cui ci siamo presentati alla UEFA. Abbiamo parlato di Europa League e non di Champions. Il nostro è un programma a medio-lungo termine di una squadra giovane che deve coagularsi e rafforzarsi, senza stress. Giovane e italiana, cosa che mi piace molto”.

Su quando rivedremo il Milan tra le prime otto d'Europa:“Non ci siamo dati una tempistica. Ma è un obiettivo all’interno del piano di Elliott, quindi i 3-5 anni di cui abbiamo già parlato. E comunque la Champions League attrae più dello Scudetto”.

Sul suo rapporto con Silvio Berlusconi: “Lo conobbi a metà anni Ottanta, quando non era ancora il Berlusconi che conosciamo tutti. Gli dissi che io e mio figlio eravamo milanisti e il giorno dopo ci arrivarono centomila lire in azioni rossonere... Io quindi sono tutt’ora un azionista (ride, n.d.r.). Con il Monza ora si divertirà da matti. Lui ed Adriani Galliani di calcio capiscono parecchio, non come me”.

Su come è possibile definire Yonghong Li: “Un punto interrogativo che non è stato evaso e che forse non lo sarà mai. L’ho visto tre volte nella mia vita, non gli ho mai parlato perché non parla nessuna lingua a parte il cantonese. Ma a me non interessa nulla di quello che è successo, guardo avanti. Di certo è stata una vicenda inspiegabile, non ci ho capito un accidente, ma io penso a cosa deve fare il Milan nei prossimi due anni, non a Mister Li”.

Su Marco Fassone: “Parecchie cose non le abbiamo condivise e parecchie di queste le ho viste dopo, perché non venivano portate nel CdA. Questo per me è oggetto di critica. In termini di scelte, come quella di separarsi da M-I Stadio (la società che gestisce San Siro e le attività connesse, n.d.r.), mi sono trovato in disaccordo, mi parevano decisioni sbagliate”.

Su cosa non ha funzionato in particolare nel Milan cinese: “Il continuo tira e molla sui soldi. Le squadre vincono le partite, ma i campionati li vincono le società. Si passava il tempo a parlare di milioni mancanti e certe cose arrivano fino allo spogliatoio. I famosi ultimi 32 milioni dovevamo averli per forza perché se non fossero stati messi non avremmo potuto iscriverci al campionato: come fa un club come il Milan a campare in questo modo? Si crea un senso di precarietà deleterio per tutti. Mentre per quanto riguarda la campagna acquisti, vedo che Leonardo e Maldini hanno smontato molto di ciò che era stato allestito. Un motivo ci sarà pure”.

Su Gattuso, Leonardo e Maldini: “Gattuso ha tutta la fiducia della società, e in particolare di Leonardo e Maldini. Una fiducia che poggia su una base solida: a parlare per lui sono i risultati”.

Sulla possibilità di accedere al Voluntary Agreement: “Infatti non ne siamo affatto sicuri. Siamo in attesa delle motivazioni del TAS, immagino fra due-tre settimane. Avremo una sanzione, e dovremo anche essere credibili nei piani per i prossimi anni. Se noi scriviamo, come avvenuto in passato, che le cose andranno benone perché si incassano 150 milioni dalla Cina, credibili non lo siamo. Mi sono comunque fatto l’idea che il doppio cambio di proprietà possa indurre la UEFA a essere un po’ più flessibile. O almeno, queste sono le mie speranze. Non si sento di escludere il Voluntary perché il nostro sarà un caso un po’ speciale. In caso contrario, faremo i conti col Settlement”.

Su cosa devono aspettarsi i tifosi da questo Milan: Noi abbiamo garantito una società e una squadra solida: con questo binomio possiamo ottenere qualunque obiettivo”.

Giornata di interviste, oggi, in casa rossonera, perché ha parlato anche il difensore Mattia Caldara, rilasciando dichiarazioni molto importanti sul suo mancato utilizzo da titolare: !

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