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Le banche USA tentennano per il rifinanziamento: Li non dà certezze

Yonghong Li Milan
Le banche Usa continuano a non fidarsi del profilo di Y.Li, uomo conosciuto, ma in ambito economico misterioso. Il Milan fatica a trovare il rifinanziamento

Michele Neri

Il futuro del Milan è più che mai incerto. Tralasciando momentaneamente , il problema più concreto è il rifinanziamento del debito. Sempre secondo il quotidiano torinese, per "motivi reputazionali" le banche statunitensi faticano a fidarsi di Yonghong Li e a prestare quindi ingenti somme di denaro, quelle appunto necessarie per restituire al fondo speculativo Elliott l'anticipo di oltre 300 milioni.

Goldman Sachs e Bofa-Merrill Lynch erano le due grandi banche americane che si erano affacciate sull'affare. Ma poi si sono ritirati. Per due valide ragioni nascoste in quei "motivi reputazionali": oltre alle poche certezze legate al conto di Yonghong Li, la volontà di non irritare il governo cinese dopo la stretta sugli investimenti nel calcio all’estero. La lunga trattativa con i soldi che non arrivavano e la chiusura continuamente rimandata, ad esempio. I tortuosi giri compiuti dai fondi per arrivare dalla Cina alle casse Fininvest. Questi alcuni indizi secondo "La Stampa" che possono far dubitare sulla veridicità della ricchezza dei cinesi.

Ora come ora, non si può escludere la possibilità che il Milan termini in mano a Paul Singer, proprietario di Elliott. Ha in pegno il 100% del Diavolo a garanzia dei suoi prestiti e secondo alcuni si starebbe già mobilitando per prendere in mano la società. Gli anticipi (120 milioni al Milan e altri 200 a una delle holding lussemburghesi) scadono ad ottobre. Il fondo Elliott però non vuole far trapelare nulla e ha affermato di avere fiducia nel management attuale.

Giovedì, l’incontro tra Elliott e i manager della squadra di calcio è servito anche per verificare che i parametri finanziari da rispettare a fronte dei prestiti sarebbero al momento rispettati. In caso di mancato rispetto, Elliott può escutere il pegno, pagando il Milan poco più di 300 milioni, ovvero meno della metà di quanto pagato da Li ma "probabilmente il suo vero valore", come sostiene un banchiere d’affari che conosce i termini dell’accordo tra Fininvest e i cinesi.

Ciò che più crea perplessità alle banche americane è la parte in capo alle holding lussemburghesi. Priva di flussi di cassa - il Milan è in perdita - la dirigenza cinese potrebbe, secondo il quotidiano torinese, vendere una quota del club, lasciando entrare un nuovo socio o quotando in Borsa la squadra. In entrambi i casi sarebbe comunque un bagno di sangue per Li.

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