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La Stampa – Tre report sulla vendita del Milan: così Bankitalia informò la Procura

Han Li, Silvio Berlusconi e Yonghong Li a Villa San Martino (Milan) foto Auro Palomba
Il quotidiano torinese, nonostante le smentite della Procura di Milano, insiste: la cessione del Milan da Fininvest ai cinesi 'puzzerebbe' di riciclaggio

Daniele Triolo

Ieri mattina il quotidiano torinese 'La Stampa' ha fatto scoppiare una bomba: in base alle sue fonti, infatti, la cessione del Milan da Fininvest ai cinesi sarebbe al centro di un'inchiesta della Procura poiché 'puzzerebbe' di riciclaggio di capitali. In pratica, sarebbe stato utilizzato il Milan per permettere a dei capitali offshore di rientrare in Italia.

Nonostante le pronte smentite della Procura di Milano, 'La Stampa' ha ribadito la bontà delle sue notizie, confermate, a suo dire, da due fonti distinte e separate. E mentre gli avvocati di Fininvest e Silvio Berlusconi annunciano di adire alle vie legali, il quotidiano torinese, questa mattina, ha rincarato la dose, spiegando che alla sua redazione risulta come nelle scorse settimane siano arrivate in Procura tre relazioni firmate dall'Unità di Informazione Finanziaria di Bankitalia che tracciano l'origine dei fondi con i quali, nello scorso aprile, Fininvest ha ceduto il 99,93% del Milan alla Rossoneri Sport Investments Luxembourg di Yonghong Li.

“A partire da quegli atti – ha scritto 'La Stampa' – che la Procura sta indagando sulla correttezza dell'operazione da 740 milioni e su uno di questi report verranno effettuati ulteriori approfondimenti investigativi”. Le verifiche si concentrerebbero sul versamento iniziale da cui è partita la cessione della società rossonera. “Soprattutto quello che pare anomalo da una prima lettura dei documenti – hanno incalzato i colleghi del quotidiano torinese -, sarebbero le modalità con le quali sono state pagate le prime tre caparre da 300 milioni di euro complessivi, passate attraverso una società creata a Hong Kong nel 2016. Su questo punto i magistrati milanesi potrebbero anche avviare una rogatoria per capire meglio l'origine di questa vera e propria fortuna e fugare, definitivamente, ogni dubbio sulla trasparenza dell'acquisto del Milan”.

E poco importerebbe se l'avvocato Niccolò Ghedini, già l'estate scorsa, aveva depositato la “lecita provenienza dei fondi”, o che le banche italiane abbiano certificato l'importo senza alcun dubbio sulla regolarità dell'intera operazione. Quello che 'La Stampa' mette in risalto, al contrario, sono le interpellanze parlamentari del Movimento 5 Stelle e le inchieste giornalistiche, come ad esempio quelle del New York Times, per corroborare la sua tesi. Tesi, ribadiamo, già smentita dalla Procura ma, per l'edizione odierna de 'La Stampa', quanto affermato dal Procuratore milanese, Francesco Greco, non sarebbe altro che, in sostanza, un “facciamo accertamenti ed eventualmente analizziamo le carte prima di procedere”. La luce, in questa vicenda, è ben lungi dall'essere vita: soprattutto in un periodo di campagna elettorale che durerà per altri 45 giorni.

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