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FIGC, il CONI propone il rinvio del voto: i candidati ci pensano

Giovanni Malagò CONI
I tre candidati non fanno passi indietro per la corsa alla presidenza della FIGC, ma così c'è rischio stallo. Il CONI avvisa sul possibile commisariamento.

Stefano Bressi

Ieri nel circolo di Giovanni Malagò c'è stata una partita di calcetto tra amici, era presente anche Francesco Totti. Ciò che è importante, però, è cosa è successo dopo: conference call con i tre candidati alla presidenza della FIGC, con Malagò che è riuscito a creare una crepa nelle loro certezze, scrive La Gazzetta dello Sport. Toni ovviamente garbati, ma contenuti molto meno formali rispetto alle previsioni della vigilia. Il messaggio è chiaro: "Pensateci, correte troppi rischi. Così finirete commissariati".

I tre, in realtà, ci stanno riflettendo sul serio. Malagò, infatti, spiega: "Sono disponibili a valutare l'ipotesi rinvio, ma prima di prendere qualsiasi decisione vogliono giustamente valutare ognuno la propria componente". Gabriele Gravina, Cosimo Sibilia e Damiano Tommasi sono ancora tutti e tre in corsa, a 24 ore dal voto. Il leader dei calciatori è da considerarsi l'ago della contesa elettorale. Sibilia, dovessero fallire tutti gli accordi, farà il tifo affinchè resti in corsa. Gravina e Renzo Ulivieri, invece, lo vogliono spingere al ritiro. Tommasi, però, ha respinto quest'ultima ipotesi fermamente. I tre candati, comunque, provano a stanarsi. Dicono di lavorare insieme per il bene del calcio, ma nessuno fa passi indietro.

Ci sono dunque tre candidature e poco tempo per ridurle a due... Il voto si avvicina e c'è sempre più il rischio di essere commissariati. Forse non conviene farsi eleggere. Il rinvio dell'Assemblea è un'ipotesi reale, anche se minoritaria. Gravina ha infatti ricordato che con le schede bianche neanche al quarto turno la maggioranza è garantita. Ecco perchè il rinvio è auspicabile, spiega Malagò: "Primo: nessuno potrà contare sull'ampia maggioranza che tutti indicano come indispensabile al rilancio del calcio. Secondo: c'è il rischio che il neo presidente non abbia la maggioranza semplice in Consiglio Federale. Terzo: se la A non adeguerà lo statuto e non eleggerà i suoi rappresentanti, chiunque sia stato eletto sarà commissariato".

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