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Buffon: “Il ct capirà come giocare contro certe avversarie”

Gianluigi Buffon, portiere della Juventus e dell'Italia, Getty Images
Con il match contro la Spagna ormai alle spalle, torna a parlarne il capitano dell'Italia, Buffon, che analizza anche le scelte di Ventura sul modulo.

Stefano Bressi

Era l'occasione per conquistare il Mondiale, ma soprattutto era l'occasione per dimostrare che la Nazionale di Giampiero Ventura fosse una squadra matura, capace di giocarsela contro ogni avversario. Il match di sabato sera contro la Spagna, però, è rivelato l'esatto opposto. 3-0 secco degli iberici e Italia mai in partita. Sotto accusa soprattutto le scelte del commissario tecnico e il capitano Gianluigi Buffon. Proprio il numero 1 della Juventus è tornato a parlare del match ai microfoni di "Repubblica". Ecco le sue parole.

Se la sconfitta può lasciare scorie: "Direi proprio di no, abbiamo una qualificazione da raggiungere tramite play-off. Ma non siamo ancora ai play-off. Dobbiamo vincere almeno un'altra partita, pensiamo a Israele".

Sul 4-2-4: "Penso che abbiamo perso perché abbiamo trovato una squadra superiore. Poi, se vogliamo scendere nelle valutazioni tattiche, che non mi competono, il ct sa analizzare pregi e limiti. Per me dopo aver rivisto la partita capirà benissimo cosa possiamo esprimere in certe partite contro determinate squadre e contro altre".

Sul primo gol: "Sui gol si può sempre fare di più. Quando hai dieci persone davanti e non vedi partire la palla diventa complicato. È un pelo nell'uovo, me ne rendo conto".

Sulla difficoltà del match: "Non esistono partite ingiocabili. Esistono dei valori, che non emergono sempre, ma spesso e danno delle sentenze. La sentenza di questa partita è che sono più bravi di noi. Bravi loro".

Se pensavano di poter vincere: "Pensavamo, visto il bel filotto di risultati, di stare quanto meno in partita. Come avevo detto alla vigilia il risultato poteva essere anche secondario. Era importante dimostrare di poter fare la gara, dare fastidio, con il risultato in bilico. Non è stato così. Ci sono nostri demeriti e meriti loro. Non pensavo fossero così superiori".

Sulla distanza con la Spagna: "Hanno qualità eccelsa nei vari singoli, da dieci anni. Hanno un modo di giocare consolidato negli anni. Se fanno una cosa, sanno perché la fanno. Questa sicurezza la danno solo il tempo e le vittorie costruite insieme. In più continuano a sfornare nuovi talenti".

Sulla serenità spagnola alla vigilia: "C'è una differenza nell'approccio, gestiscono le gare con la consapevolezza di essere una grande squadra. Sanno di poter far male in ogni momento, magari dopo tre minuti di possesso capiscono di averti stancato e di poter affondare".

Sul Mondiale: "Innanzitutto speriamo di andarci. Una volta ottenuta la qualificazione avremo quasi un anno davanti. Ci saranno tanti altri stage, allenamenti insieme per conoscerci, crescere e affinare i meccanismi".

Sugli spagnoli 'non umani': "Speriamo di diventare meno umani anche noi da qui a giugno".

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