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Brocchi: “Ero l’uomo giusto, non il cocco di Berlusconi”

Cristian Brocchi Milan
Dopo le parole dell'ex Presidente del Milan, Brocchi torna a parlare dell'esperienza sulla panchin, svelando che Silvio avrebbe voluto lui e Capello.

Stefano Bressi

È passato quasi un anno e mezzo, il Milan ha cambiato proprietà, conquistato l'Europa con Vincenzo Montella, ma per Silvio Berlusconi non passa l'idea che l'allenatore giusto per i rossoneri sarebbe stato Christian Brocchi, che adesso si trova a fare il secondo di Fabio Capello in Cina. Berlusconi la coppia l'avrebbe voluta nel suo Milan italiano, per riaprire il ciclo e pochi giorni fa l'ha confermato ancora. Brocchi allora, intervistato da "La Gazzetta dello Sport" torna a quei giorni sulla panchina del Milan. Ecco le sue parole.

Su chi pensa fosse il cocco di Berlusconi: "Cocco è un termine sbagliato. Se fossi stato il cocco avrei firmato per due anni, invece di andare a scadenza con il contratto della Primavera. Qualcuno disse che avevo fatto carte false per allenare la prima squadra, ma era Berlusconi ad avermi scelto".

Sul perché scelse lui: "Semplice: vedeva in me l'uomo giusto per il suo calcio. Vedeva tutte le partite della Primavera e si era innamorato del mio gioco. Il nostro sembrava un legame esclusivo ma in realtà non c'era alcun legame personale. So che è cominciato tutto in un Milan-Real 2-1 a Dubai. Rimase sorpreso dal nostro gioco e si fece registrare tutte le nostre partite, cosa che io non sapevo".

Se è stata una folgorazione: "No, un progetto. Conosceva tutti i giocatori per nome e li osservava per capire chi sarebbe stato potenzialmente il nuovo Baresi o Maldini. Sapendo che non c'era disponibilità per i top player era questo il modo per ricostruire una base. Cercava la soluzione per tenersi il Milan".

Invece non ha tenuto né il club né Brocchi: "Quando era in ospedale, appena ho potuto parlargli, gli ho detto non ci fossero le condizioni per lavorare bene. Sono stato onesto, per amore del Milan. Gli ho chiesto di non lottare più per me, lui è rimasto deluso, avrebbe voluto fossi io a lottare ancora. La situazione era troppo complicata, un tecnico giovane o debuttante deve avere tutte le componenti dalla sua parte. Come succede a Simone Inzaghi. Peccato, perché Berlusconi aveva tutto chiaro in testa. So che voleva anche lui me e Capello. Io in panchina e lui d.t."

Su Capello: "Lavorarci insieme è la chiusura del cerchio, aperto quando io giocavo nel Milan Primavera e lui allenava in prima squadra. Qui in Cina è stimolante, perché hanno voglia di imparare. Più che l'allenatore fai l'insegnante di calcio. Per noi è una palestra. Ci sono anche ragazzi di qualità. Vale la pena investire".

Su Milan e Inter cinesi: "Per uno della mia generazione vedere le milanesi senza Berlusconi e Moratti è strano. Il peso economico era per loro ormai insostenibile. Il divario con i club europei è eccessivo, anche con quelli di media grandezza".

Sul Derby: "Mai come stavolta è da tripla. Conterà più l'aspetto mentale che quello tecnico. Se vince il Milan svolta, se vince l'Inter prende il largo".

Su Montella: "Nonostante abbia un bel rapporto con Spalletti mi dispiacerebbe se Montella perdesse perché la situazione si complicherebbe molto. Vincenzo è un ottimo allenatore. Tifo Milan al 51%".

Su un futuro al Milan: "Non è il mio primo desiderio tornare al Milan. Il mio primo desiderio è allenare. Punto".

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