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Muntari a Le Iene: “Il calcio è pace, non guerra. L’arbitro doveva fermare la gara”

Sulley Muntari in Cagliari-Pescara, foto Getty Images
il centrocampista del Pescara, Sulley Muntari, è stato intervistato da Le Iene in merito alla vicenda dei cori razzisti subiti a Cagliari

Donato Bulfon

La sua squalifica è stata annullata, ora resta solo l'amaro in bocca di quello che nel calcio non deve mai succedere. Sulley Muntari, centrocampista ex Milan, ora al Pescara, è tornato sulla vicenda dei cori razzisti ricevuti a Cagliari, rispondendo alle domande de Le Iene, trasmissione in onda domani sera su Italia 1.

Ecco le sue parole: "Non è un bel gesto, è normale. Il mondo deve essere così. Quello che è successo per me non è normale. Portiamo i bambini in campo per insegnare l'educazione, l'esempio dobbiamo darlo noi: io che gioco in campo, l'arbitro, il guardalinee, tutti. Cosa è successo? Mi sono avvicinato al bambino con il tono che si usa quando parli con loro. Sicuramente lui non sa neanche quello che ha detto. Mi sono avvicinato e gli ho detto: 'No, non si fa così, non si dice questa cosa qui'. Allora lui è scappato e ho detto: 'No, vieni'. Ho tirato via la maglia e gliel'ho data anche per calmarlo, perché è piccolo, è troppo puro. Poi dopo me ne sono andato. Al papà non ho detto niente: sono loro che devono insegnare al piccolo qualcosa. Se insegnano, sicuramente lui cresce e diventa un uomo importante, per lui stesso, per i genitori anche, per tutta Italia e per tutto il mondo. Il calcio è una cosa di pace, non di guerra. L'arbitro? Non ha avuto le pa... per fermare la partita. Si ferma un secondo solo, perché quel tuo un secondo fa tanta differenza".

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