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Nocerino: “Per alcuni giocatori il Milan è troppo. Su Ibrahimovic e Donnarumma…”

Antonio Nocerino con il Milan nella stagione 2011-2012 (credits: GETTY Images)

Antonio Nocerino, ex centrocampista del Milan, ha parlato in diretta Instagram insieme a Mauro Suma. Ecco i racconti sul suo passato rossonero

Renato Panno

ULTIME NEWS MILAN - Antonio Nocerino, ex centrocampista del Milan, ha parlato in diretta Instagram insieme a Mauro Suma, coordinatore dei contenuti editoriali di ‘Milan TV‘.. Ecco i racconti sul suo passato rossonero:

Sul gol al Barcellona: "Non ho mai visto un rigore dato da fermo su calcio d'angolo. Ho fatto gol contro il Barcellona ma non è servito. Segnare al Camp Nou è sempre una bella cosa ma per il collettivo purtroppo non è servito".

Sul palo di Niang: "Quella porta più ti avvicini e più è piccola. Io sono riuscito a prendere il tempo al portiere mentre Niang no. Dispiace che non abbia fatto gol".

Sull'arrivo al Milan: "Zamparini un bel po' di giocatori voleva venderli. Io ero in scadenza. L'ultimo giorno di mercato pensavo di rimanere a Palermo, gli ultimi minuti mi dicono della possibilità Milan e ho pensato che non era possibile. Pensavo fosse uno scherzo e non mi volevo illudere. Alla fine mi confermano che andavo al Milan e lì mi sono commosso, ho pensato a papà e ai sacrifici fatti fino a quel momento. Ho realizzato uno dei più grandi sogni".

Su Zamparini: "Zamparini si è arrabbiato del prezzo (500 mila euro n.d.r.), ma non per avermi venduto perché voleva vendere la maggior parte dei suoi giocatori".

Sullo scetticismo nei suoi confronti: "Quando sono arrivato c'era scetticismo, dicevano tutti che non ero da Milan. Poi anche sul numero 22, che era di Kakà. Io ho pensato che dovevo dimostrare tutto sul campo. Avevo in testa un unico obiettivo: far ricredere tutti quelli che mi avevano criticato".

Su Boateng: "Era preso di mira per il personaggio. Ma è un grande professionista, in campo è una bestia. In Italia abbiamo il problema delle etichette. Si guarda non quello che fai ma come appari. Lui è un ragazzo d'oro che ha fatto e fa la differenza".

Su Suso: "Lui con Gattuso ha fatto grandissime cose, perché Rino lo ha messo nella posizione giusta e sapeva motivarlo. Con Rino ognuno sapeva quello che doveva fare e con l'organizzazione sopperisci alle mancanze tecniche. I grandi giocatori aiutano, io sono l'esempio, perché ti fanno alzare l'asticella. Il primo giorno di allenamento Ibra mi ha dato un'ancata che mi ha fatto fare 5 metri. Se non hai questi esempi tutto si appiattisce e Suso ha fatto vedere ottime cose".

Su Allegri: "Io lo sapevo che non ero un fenomeno. In campo però davo tutto. Gestirmi era molto semplice, conoscevo i miei limiti e non ho mai preteso chissà cosa a parte la lealtà".

Sul suo rendimento dopo i primi due anni: "Il terzo anno vedevo giocatori come me, normali, che erano in una società così grande. Senza l'aiuto dei grandi campioni è difficile, se non hai esempi che ti dicono come comportarti in queste squadre qua fai fatica. Ho cominciato a percepire che il Milan non era più quello di una volta e ci soffrivo. Poi gli allenatori che sono arrivati preferivano altri giocatori a me e decisi di andarmene perché non volevo deludere le persone. Noi non eravamo pronti per il passaggio quando sono andati via tutti, non ci sono stati giocatori all'altezza di chi se n'è andato".

Sul ritorno nel 2015 dopo i prestiti: "Mihajlovic vedeva altri giocatori. Mi sarebbe piaciuto rimanere perché mi volevo giocare le mie carte, ma non ho mai avuto le mie possibilità. Io vedevo cose che non mi piacevano e allora con massimo rispetto mi sono messo da parte. Volevo comunque rendermi utile, ad esempio mi allenavo insieme a Balotelli che si allenava a parte. Non mi rispecchiavo più nel Milan, quella maglia era troppo grande per i giocatori che c'erano. Prima c'erano 10 capitani, dopo non ne avevamo più".

Sul divorzio tra il Milan e Cassano: "Non ho idea perché è andata così. Forse perché lui siccome era interista voleva realizzare il sogno Inter che aveva un progetto più importante. Non lo so, ma voglio pensarla così".

Sul coro dedicato a lui: "Con il Milan è stato amore a prima vista. La gente si rispecchiava in me in campo e io nella gente. Loro mi hanno sempre visto come un gregario, che si impegna e viene visto bene. Quando mi hanno fatto quel coro non ci volevo credere. A Parma mi hanno detto che mi avevano fatto un coro e non ci credevo. Con i tifosi ho avuto un grande rispetto, loro in me hanno sempre visto una persona semplice e umana".

Sul ritorno di Ibrahimovic: "Lui è incredibile, spero che rimanga al Milan e gli mettano 2-3 giocatori esperti di cui ha bisogno. Può ancora fare la differenza e può aumentare il livello dei giocatori giovani. Penso che in questo momento la maglia rossonera sia troppo per loro".

Su Donnarumma: "Parlavo sempre in dialetto con Donnarumma. Con i napoletani faccio sempre così, è giusto. Abbiamo un dialetto conosciuto in tutto il mondo e mi viene spontaneo. Non voglio dimenticare le mie radici e quindi parlo napoletano. Un po' come i brasiliani. Io lo sento spesso, lui è milanista. Quando ha firmato il rinnovo parlavamo quasi tutti i giorni per confrontarci. Spero che il Milan possa fare una squadra importante per lottare per i primi posti, così che possa tenersi i giocatori più importanti. Spero con tutti il cuore che rimanga perché il Milan ha il portiere per i prossimi 20 anni. Bisogna creare una base per alzare il livello, c'è bisogno di serietà e rispetto per questa maglia, perché il Milan è una società gloriosa".

Su Maldini e Baresi: "Io avrei baciato a terra per vedere Maldini come dirigente. Ho anche la maglia sua e guai a chi me la tocca. Lui è un'icona. A Siena ci venne a parlare Baresi e mi venne la pelle d'oca. Il mio sogno era finire la carriera al Milan. Il solo fatto che Maldini viene a parlarmi mi deve indurre a mangiare gli avversari. Mi metto a correre anche sui muri. Bisogna capire cos'è il Milan, è una squadra che ha 7 Champions. Bisogna inculcare alla gente la maglia che ha".

Sulla società: ""E' troppo facile dare la colpa solo alla società, tutti i giocatori dovrebbero assumersi le proprie responsabilità"

Su Gattuso a Napoli: "Rino è un grande uomo e un grandissimo allenatore. Conosce il calcio, sono contento perché dopo una leggenda come Ancelotti ha preso il migliore e tutti lo stanno capendo in città".

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