Pianeta Milan
I migliori video scelti dal nostro canale

INTERVISTE

Maignan: “Che feeling con Dida e Pioli. Spero torni presto Ibrahimovic”

Intervista Maignan AC Milan

Mike Maignan, portiere del Milan vincitore del 19° Scudetto, ha parlato a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Le sue dichiarazioni

Daniele Triolo

Mike Maignan, portiere del Milan vincitore del 19° Scudetto, ha parlato in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Queste le dichiarazioni integrali di Maignan.

Sulla vittoria del titolo, meglio al Lille o al Milan? "Sul momento, a Reggio Emilia, ho creduto che fosse più intenso a Lille. Poi quando visto quello che è successo in piazza a Milano, ho sentito che era veramente una cosa incredibile, da pazzi".

Maignan sul momento in cui ha capito che il Milan avrebbe vinto lo Scudetto: "Già all’inizio c’era la volontà di provarci. Poi abbiamo avuto un periodo meno positivo, in cui siamo quasi andati in panico. Ma ci siamo parlati e rimessi al lavoro, dicendoci che non era finita, che c’erano ancora tante partite. E quando l’Inter è inciampata a Bologna, abbiamo capito che per loro era finita, perché eravamo ormai focalizzati su noi stessi. E grazie pure all’Inter: dopo il 3-0 in Coppa Italia avevamo il coltello tra i denti. Quella sconfitta ci ha molto motivati ...".

Su Ronaldinho che dice che questo Milan ha meno stelle ma lo stesso spirito dello Scudetto 2011: "Magari ha ragione: non abbiamo grandissimi nomi, ma siamo una squadra impregnata di voglia di vincere e con molto talento: gli ingredienti giusti per costruire un collettivo forte".

Sui continui dialoghi con Stefano Pioli durante le partite: "All’inizio lo facevo per necessità, perché quel che mi veniva chiesto a Lille da Christophe Galtier era diverso. Tatticamente in Francia si ragionava più sulla zona. In Italia invece c’è più gioco sull’uomo. Con il mister parlo per gestire al meglio certe situazioni. Lui mi dà molti consigli dal punto di vista tattico, e a volte gli propongo spunti e alternative. La cosa bella è che con Pioli si può dialogare".

Sul feeling con Nelson Dida: "Il fatto che ci fosse lui come allenatore dei portieri è stato uno stimolo in più, perché sapevo che mi avrebbe permesso di migliorare, visto che è stato uno dei top al mondo. E poi da un punto di vista tecnico e di dimensioni fisiche siamo simili, e questo aiuta. Quando l’ho incontrato ho capito che è anche una persona umile, che ama il suo lavoro e vive di calcio. Proprio come me. Come con Pioli, parlo molto anche con Dida: analizziamo tutte le azioni, quei dettagli tecnici che possono fare la differenza. È un vero punto di riferimento per me".

Sulle principali differenze tra la scuola dei portieri francese e quella italiana: "In Francia si lavora molto sulla tecnica del gioco di mani, in Italia si coltiva molto anche il gioco di piedi. Poi ci sono differenze di dettagli, per esempio sulla posizione del corpo, delle gambe, nelle uscite, che sono più aggressive sui piedi degli avversari in Italia che in Francia".

Maignan su dove è migliorato in un anno di Milan: "Al Lille mi veniva chiesto di fare un gioco più diretto, privilegiando il lancio lungo sia sui rinvii dal fondo che per evitare il pressing avversario. Al Milan invece ho potuto esprimere al meglio le mie doti nel gioco corto, per ripartire il più possibile dal basso. Pioli mi vede quasi come un libero e la cosa mi piace".

Ancora Maignan sulla sua migliore qualità: "Tecnica e tattica si lavorano quotidianamente, quindi direi la forza mentale".

Sul fatto che non ha fatto rimpiangere Gianluigi Donnarumma: "Non ho mai sentito alcun tipo di stress al riguardo, perché non è mai stato un mio obiettivo prendere il posto di Gigio, oppure di farlo dimenticare. Sono venuto al Milan per scelta professionale, per lavorare e giocare il mio calcio. Poi, quando lavori bene, raccogli i frutti. Certo, sapevo che magari non mi avrebbero fischiato, ma al Milan mi sono subito sentito a casa, e l’affetto dei tifosi è straordinario".

Mike Maignan AC Milan

Sull'infortunio di inizio stagione che avrebbe potuto destabilizzarlo: "Ero soprattutto frustrato. È stato difficile da accettare. Ho giocato sette partite con la mano infortunata e non volevo fermarmi, né mollare i miei compagni. Preferivo iniezioni e creme, e mi allenavo solo alla vigilia dei match. Poi quando in Nazionale mi sono fermato quattro giorni e il dolore non passava, ho capito che dovevo curarmi. Lo specialista che mi ha seguito al Milan mi ha spiegato che avrei rischiato uno stop di un anno. Così mi sono fatto operare, ma ho fatto di tutto per tornare il prima possibile. Stare a casa senza far niente non fa per me, avevo troppi obiettivi. Così sono rientrato dopo sei settimane invece di dieci".

Sulla sua parata preferita tra tutte quelle fatte in stagione: "Direi quella su Sebastiano Luperto, contro l'Empoli a 'San Siro'. Da settimane con Dida discutevamo di quel tipo di parate, e non la pensavamo allo stesso modo. Poi però ho applicato esattamente quello che mi chiedeva e sono riuscito a deviarla in corner. È una sorta di sintesi del nostro lavoro".

Sui tanti clean sheet (38) in due stagioni che può farlo entrare tra i Top 5 portieri europei: "Lavoro solo per essere il migliore, ma non sta a me dire se sono tra i top 5. Al premio Yashin non ci penso. È qualcosa di relativo. Però se lo vincessi, farebbe comunque piacere".

Maignan sul suo idolo di infanzia: "Non ne ho mai avuti. I grandi portieri però li studio tutti bene. Apprezzo Manuel Neuer, ma in cameretta da bambino avevo i poster di Zinedine Zidane, Ronaldinho, Steven Gerrard, Samuel Eto’o e pure di Zlatan Ibrahimović".

Su come l'ha accolto al Milan Ibra, che già conosceva dai tempi del PSG: "Mi ha fatto i complimenti per il titolo con il Lille, ma mi ha spiegato che in Italia era tutta un’altra cosa e che al Milan c’era più pressione. Ibrahimović è un esempio per tutti. Anche lui, come me, ha stretto i denti per centrare l’obiettivo come si era ripromesso. Spero torni presto con noi".

Sui tanti francesi nello spogliatoio del Milan: "Pierre Kalulu si è rivelato davvero forte, anche mentalmente, ha saputo sfruttare al meglio la sua occasione e spero continui così. Con Theo Hernández siamo molto legati pure in Nazionale. Olivier Giroud non è una sorpresa per nessuno, e ha pure demolito come promesso la maledizione del numero 9".

Sulle differenze tra Ligue 1 e Serie A: "In Italia tutte le squadre se la giocano e ti aggrediscono, c’è più intensità. In Ligue 1 le piccole di solito si chiudono di più".

Sugli insulti razzisti subiti: "La cosa dura da anni e non sarò l’ultimo. Dopo Cagliari mi hanno convocato per dare la mia versione, ma non è successo nulla. Ho la fortuna di essere sostenuto davvero dal Milan, ma nelle istituzioni italiane ed europee c’è chi forse se ne frega di punire i colpevoli. Lamentarsi non basta più. Allora toccherà a noi giocatori fare qualcosa".

Sulle sue ambizioni per la prossima Champions League: "Fare sempre meglio, imparando da quanto vissuto quest’anno. Non la vinciamo da troppi anni. È un mio obiettivo riportare il Milan ai vertici anche in Europa, dove gli spetta".

Sulla Francia favorita ai Mondiali, dove mancherà l'Italia: "È un peccato per voi. Non credo a chi parla di favoriti, ma daremo sempre tutto per ottenere il massimo". Milan, si è offerto un talento italiano! Le ultime news di mercato >>>

tutte le notizie di