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Ex Milan – Fossati: “Gli inizi al Milan, i derby e Berlusconi al Monza”

Le dichiarazioni di Marco Ezio Fossati nel corso di una diretta Instagram con il giornalista Nicolò Schira. Questi i ricordi e le parole dell'ex Milan

Giacomo Giuffrida

ULTIME NEWS - Il centrocampista del Monza Marco Ezio Fossati si è raccontato senza filtri in una intervista sul canale Instagram del giornalista Nicolò Schira. Queste le dichiarazioni del regista scuola Milan.

INIZI - “Sono partito dall’Oratorio San Carlo di Muggiò. Giocavo attaccante, mentre mio fratello Stefano, di due anni più grande, faceva il portiere. Eravamo gli Holly e Benji della Brianza. Il Milan aveva messo gli occhi addosso su di me, così ho sostenuto dei provini e siamo entrati nel club rossonero.  Avevo 11 anni, anche se a 10 anni il Milan mi ha appoggiato a Cimiano per un anno perché non c’era ancora la squadra dei 92”.

MILAN-INTER - “Sono stato un uomo mercato nelle giovanili. Nasco grande tifoso del Milan, pensa che in casa avevamo pure i caloriferi pitturati di rossonero. Per me è stata una grandissima gioia entrare nel vivaio rossonero. A 14 anni ero negli Allievi Nazionali e tutti i derby li perdevamo. L’Inter mi voleva fortemente e passato ai nerazzurri con contratto triennale, badando al fatto che erano molto più forti e competitivi. In nerazzurro giocavo con i 91 che erano di un anno più grandi. Ho vinto lo scudetto Allievi con Caldirola, Santon e Destro. Il Milan in Primavera si è rifatto mi ha riacquistato. Una operazione economica importante, così ho scelto di tornare nella squadra del mio cuore”.

IDOLO - “Manuel Rui Costa, numero 10 di classe pura e giocatore incredibile. Mi stregò il suo altruismo per i compagni, mi ha impressionato e mi ci rivedo: anche io preferisco l’assist al gol”.

BERLUSCONI- “Il presidente Berlusconi tutte le domeniche viene negli spogliatoi, in casa e in trasferta. Ci trasmette la sua passione e voglia di portare il Monza in A. Vuole fare grandi cose nel calcio, di nuovo. Berlusconi alterna discorsi emozioni a discorsi tecnici. Di calcio ne sa e ne capisce. Il presidente riesce sempre a trovare parole giuste. Lo fa sempre con il sorriso. Non l’ho mai visto arrabbiato o non sorridente”.

CORONAVIRUS - “Sto bene, idem la mia famiglia: questa è la cosa più importante. Sono a Milano e come tutti cerco di far passare le giornate, anche se è dura. Ogni due giorni ci alleniamo in videochiamata con gli altri compagni, per il resto sono con mia moglie Arianna”.

LATINA - Vado a mangiare il pane duro della C, a lottare per salvarmi nel mio primo anno nei professionisti. Il mio procuratore Enzo Buongiovanni m è stato bravo a indirizzarmi. Enzo non mi ha mai imposto scelte nella carriera, ma dato solo consigli. Quello di Latina è stato un anno fondamentale per crescere e diventare uomo, a 18 anni mi trovai per la prima volta lontano da casa. Fu un anno tribulato, ci siamo salvati ai playout. In Primavera non ci sono le pressioni che ci sono in C quando ti devi salvare: da lì è iniziata la mia crescita”.

ASCOLI - “L’unica annata dove mi porto dietro un rimpianto. Quella retrocessione all’ultima giornata è stata una batosta, ma mi pesa sopratutto il rapporto che si è creato con tifoseria. Ho ricevuto una contestazione molto personale che mi ha segnato molto. Qualche anno dopo ho fatto un grosso errore, sei il primo a cui a lo dico. Giocavo a Verona e faccio una intervista molto a caldo, in cui non mi risparmio: uso parole dure e non gradevoli nei confronti dell’Ascoli e in particolare dei suoi tifosi. Avevo il dente avvelenato per quella contestazione che consideravo ingiusta. Me la portavo dietro e mi sono sfogato . A oggi non la farei mai quella dichiarazione. L’anno prossimo al Del Duca con l’elmetto? Già quando tornai col Cagliari ci fu una pioggia di insulti per me. È stata l’unica parentesi amara della mia carriera”.

ZAZA - “Con Simo siamo molto amici, proprio ad Ascoli si creò tra noi un bellissimo rapporto: ci intendevamo bene sia in campo sia fuori dal campo”.

BARI - “Che annata quella! Siamo ancora oggi amatissimi dalla tifoseria biancorossa, poiché lasciammo un segno indelebile. A metà stagione il rischio retrocessione alto, eravamo terz’ultimi a febbraio e ci davano tutti per spacciati. Erano mesi difficili. C’era casino a livello societario, con i tifosi in sciopero contro il Presidente Matarrese. Una Situazione surreale. Sembrava di giocare in trasferta, al San Nicola eravamo senza pubblico. Un peccato visto questo è meraviglioso quello stadio, quando è gremito. La stagione non parte benissimo, ma dopo che il presidente molla l’ambiente si ricompatta. Lo stadio torna a essere pieno e inizia una cavalcata da film, tnato che ci hanno fatto una Serie TV su quella annata.

Iniziamo a vincere e non ci ferma più nessuno: conquistiamo i Playoff con una rimonta super. Andiamo fuori in semifinale con doppio pareggio col Latina e 60mila persona a spingerci verso l’impresa. La città ci ricorda ancora oggi con grande affetto. A Bari c’era un pubblico da Champions. Quando l’Astronave è piena, si respira un calore incredibile. A Bari ti fanno sentire speciale. È stata un’annata indimenticabile”.

SCOMMESSA - “L’ho fatta con Romizi: a febbraio quando eravamo terzultimi gli dissi:’ se raggiungiamo 50 punti ci facciamo barba bionda. È così è stato...”.

SE IL MONZA VA IN B... “Mi faccio il capello biondo platino, ma solo per qualche giorno in estate, sennò chi lo sente il presidente Berlusconi. Ci tiene molto al look...(ride, ndr)”.

PERUGIA - “L’ho scelta per Goretti. Mi ha convinto lui. Era Il club che mi voleva maggiormente, durante L.A trattativa percepivo la loro passione e voglia di avermi parte del loro progetto. Mi sono formato molto sotto il profilo della leadership in quella stagione. Camplone mi ha nominato vice capitano e dato le chiavi del centrocampo. Un grande allenatore che stimo molto, ci sentiamo ancora adesso. La Curva è bellissima, quando è piena fa un grande effetto giocare al Curi. Arrivammo ai Playoff giocando un grande calcio”.

CAGLIARI - “Ero in scadenza al Milan e speravo nella A. Sognavo il salto nella massima serie, la sentivo vicina. Poi arrivò la chiamata del Cagliari: era impossible dire di no. Un club de genere non si può considerare di B. In Sardegna ho vissuto la grande emozione del mio primo campionato vinto. Giulini ha costruito una oanizzazione e strutture da Serie A. Ogni dettaglio era curato per vincere. Quello fu un

Campionato dominato, in cui sono stato protagonista con 36 partite giocate. Ero sempre titolare con Rastelli. Dopo la promozione in A è subentrato il rammarico di non essere stato confermato. Stavo molto bene a Cagliari, ero un beniamino dei tifosi. Non mi aspettavo quella bocciatura, ma apprezzo l’onestà nel dirmelo subito, in modo da poter trovare a luglio una altra avventura. Delusione? Si, il Sogno Serie A che toccavo con mano mi veniva portato via sul più bello. Colpevole? Sinceramente penso sia stata scelta comune di società e allenatore: tra me e di Gennaro hanno scelto lui. Nessun rancore comunque. Cosa che a Verona dopo un paio d’anni non è successa, visto che solo a una settimana dalla fine del mercato ho saputo che non rientravo più nei piani. Lì mi hanno messo il bastone tra le ruote...”.

STEFANO - Mio fratello era, biondo capello lungo stilisticamente impeccabile. Era un Neuer come tipologia di portiere, forte con i piedi. Adesso sta crescendo come agente al fianco dell’avvocato Buongiovanni gestendo e lanciando tanti giovani”.

SERIE A - “Arrivare col Monza Serie A sarebbe un sogno per me che sono anche brianzolo. Mio padre giocava a Monza e sarebbe bello completare il suo percorso. Vorrei essere il primo brianzolo a portarli in A”.

VERONA - “Seconda promozione di fila. Un ambiente da calcio vero. Era fantastico giocare al Bentegodi.

Un pubblico che ti sostiene sempre, anche quando sei sotto 4-1 non smettono mai di cantare. L’Hellas è un pubblico inglese. Avevamo un gran centrocampo: io, Bessa e Zuculini in B. Arriviamo secondi e finalmente approdo in A, visto che c’era riscatto automatico resto anche nella massima serie. C’era un gran bel gruppo: Pazzini e Nando Coppola sono stati grandi maestri. Il Pazzo è grande amico oltre che un grandissimo giocatore”.

ESORDIO IN A - “Lo ricordo bene. 16 settembre 2017 in Roma-Verona faccio l’esordio in A in una grande location come l’Olimpico. Mi è sembrato tutto normale, ma in realtà è stato il coronamento di una lunga rincorsa. Ho fatto 17 presenze”.

AVVERSARIO PIÙ FORTE - “Scelgo Douglas Costa della Juve: è impressionante quando accelera palla al piede”.

RUOLO PREFERITO - “Quello di regista mi piace di più, ma mi diverto anche come mezzala perché sono più vicino alla porta”.

ADDIO VERONA - “Faccio il precampionato da titolare con Grosso e da capitano, quando a fine agosto mi comunicano che non rientro più nei piani. Ho detto no al Qarabag l’ultimo giorno di mercato, volevo restare in Italia”.

MONZA - “Ero fuori rosa a Verona, quando a Ottobre ricevo una telefonata dal dottor Galliani. Ricordo ancora cosa mi disse: ‘Sono qui per riportarti a casa’. Mi bastò sentire la sua voce per capire l’entusiasmo, la voglia e la convinzione pazzesca che avevano lui e il presidente di arrivare in A col Monza. Parliamo di due persone che hanno fatto la storia, eppure hanno un entusiasmo e una voglia di vincere di due ragazzini”.

PROGETTO - Per un giocatore far parte del progetto del genere è il massimo. In C il Monza è solo di passaggio. Mi sento a casa qui. Sto bene e rendo al 100%”.

STROPPA - “Un grandissimo allenatore.Voleva sempre giocate perfette da parte nostra. Era Maniacale. Un maestro di calcio. Si incazzava se il lancio non arrivava teso sui piedi del compagno. È stato fondamentale averlo in Primavera. Ci faceva ragionare da calciatori di Serie A”. Intanto nel corso della serata sono arrivate le dichiarazioni di pura nostalgia di Super Pippo Inzaghi >>>

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