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Coronavirus – Torino, Cairo: “No alla Serie A oltre il 30 giugno”

Urbano Cairo, Presidente del Torino (credits: GETTY Images)

In un'intervista alla 'Gazzetta', Urbano Cairo ha detto: "Non andiamo oltre al 30 giugno, altrimenti rischiamo di rovinare anche la prossima stagione"

Antonio Tiziano Palmieri

"NEWS TORINO - Urbano Cairo, Presidente del Torino, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport toccando più temi che attualmente riguardano il suo club e più in generale il calcio italiano.

"Ecco le dichiarazioni più importanti di Cairo: “Quando si vive un momento come questo non si può parlare di sport, calcio, calendari, staccandolo da ciò che sta passando il paese. Bisogna essere realisti, capire cosa si potrà fare e a cosa invece si dovrà rinunciare. Dovremo ripartire certo, e il calcio dovrà essere un motore di questa ripresa ma tenendo presente prima la salute, poi il futuro. Perché una stagione purtroppo è stata rovinata, ma dobbiamo stare attenti a non rovinare anche la prossima. Il calendario purtroppo non lo decidiamo noi, ma l’evolversi della situazione legata al Coronavirus, ma ad oggi, tutte le ipotesi che si fanno rischiano di essere fittizie. In ogni caso è giusto provare a stabilire degli scenari ma la voglia di concludere la stagione non può in ogni caso spingerci troppo oltre con le date”.

"Qual è la data entro la quale non bisogna spingersi? A questa domanda, Urbano Cairo ha risposto in maniera secca e decisa: “Ritengo che il 30 giugno sia un limite invalicabile oltre il quale giocare sarebbe sbagliato. Stiamo vivendo sulla nostra pelle e senza colpa la rovina di questa stagione, ma non rischiamo di rovinare anche la prossima, perché quella sì, sarebbe una responsabilità nostra”.

"Su allenamenti e tagli degli stipendi, Cairo ha detto: “Finché non ci si può allenare tutti, non ci si allena. Inutile fare previsioni sostituendoci ai virologi. Per quel che riguarda il taglio degli stipendi ai calciatori, sono d’accordo, perché se il sistema va in crisi, ne pagano le conseguenze anche loro. D’ altra parte non si stanno allenando, non stanno giocando, in molti casi hanno lasciato l’Italia per tornare a casa loro, dalle proprie famiglie. Dunque penso sia normale rinunciare a qualcosa”.

"Intanto, continuano le discussioni se e quando riprendere a giocare in Serie A. Gli interessi economici che ci sono alle spalle sono tantissimi, e in molti casi spingono i Presidente delle squadre a delle discussioni. LA POSIZIONE DEL MILAN AL RIGUARDO >>>

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