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Ancelotti: “In Brasile mi chiamano Carlinho. Ho ancora tanta passione”

Carlo Ancelotti Real Madrid
Intervistato da Vivo Azzurro TV, Carlo Ancelotti, nuovo ct del Brasile, ha parlato della sua nuova avventura con la Selecao
Francesco Aliperta Redattore 

Intervistato da Vivo Azzurro TV, Carlo Ancelotti, nuovo ct del Brasile, ha parlato della sua nuova avventura con la Selecao: "Adesso inizia un'altra avventura, è una responsabilità grande, ma anche una grande felicità avere l'opportunità di allenare la nazionale brasiliana. Sono stato accolto con molto affetto, spero di preparare bene la squadra e fare in modo che sia competitiva al prossimo Mondiale. Dovrò studiare il portoghese come ho dovuto studiare il francese, l'inglese, lo spagnolo: mi aiuterà il fatto che il portoghese ha la stessa grammatica".

Ancelotti: "Col Brasile una nuova avventura. Già hanno trovato un soprannome..."

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L'ex tecnico del Real Madrid ha poi continuato: "La vittoria è un attimo fuggente, festeggi e guardi avanti. La sconfitta è uguale: è dispiacere, tristezza, ma il calcio ti dà sempre l'opportunità di guardare avanti. Mi tengo tutto, le vittorie e le sconfitte. Le sconfitte ti danno modo di migliorare. Tornare a Reggiolo mi dà energia, tengo vivi i ricordi di una bella gioventù. In casa non c'è mai stata una discussione, c'era armonia. L'unica cosa che mancava erano i soldi, ma non si parlava mai di soldi. Reggo l'usura del tempo grazie alla passione che ho sempre avuto per il calcio. Questa passione ti fa sopportare la pressione e lo stress".


Infine, Ancelotti ha concluso con un pensiero su Arrigo Sacchi: "È stato un innovatore, ha portato qualcosa di nuovo nel calcio a livello tattico e di metodologia. Ho lavorato tanti anni con lui da giocatore e allenatore, è stato per me un maestro molto importante. Equilibrio? Non l'ho studiato, sono fatto così e cerco di trasmettere la mia identità e il mio carattere nella relazione con gli altri. Il carattere si forma con i maestri che hai avuto nell'infanzia: tuo papà, gli insegnanti a scuola e gli allenatori. La convivenza tra i grandi campioni dipende dall'intelligenza individuale di ciascuno di loro. Solitamente il grande campione è serio, professionale e lavora bene. La gestione non è così complicata".