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Il cuore giallorossonero di Prati fa 70

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Martedì è il compleanno di Pierino Prati, che compie 70 anni. Che ha trascorso la sua carriera tra Roma e Milan, sfida di lunedì sera. Lui è più rossonero.

Stefano Bressi

Era l'idolo dei tifosi, Pierino Prati. Un attaccante, un centravanti spostato sulla fascia a fare l'ala, ma che non ha perso il vizio del gol. I tifosi del Milan, a ogni suo gol, cantavano "Pierino, cosa fai? Gol, gol, gol!". Adesso ha quasi 70 anni, che compirà martedì, ma nella vita continua a fare gol, insegnando il calcio ai ragazzini. Per tutti è sempre Pierino, nonostante l'età avanzata, anche perché è il suo nome di battesimo: "Non è il solito diminutivo, mio padre volle chiamarmi proprio Pierino e non Piero". Intervistato da "La Gazzetta dello Sport", l'ex attaccante ha parlato di sé e dei suoi anni divisi tra Milan e Roma. Il suo cuore, però, è un po' più rossonero che giallorosso... Ecco le parole di Prati.

Sugli anni al Milan: "Non mi sento 70 anni, ho la fortuna di non avere acciacchi. Sto benissimo, di fisico e di testa. Il segreto è il contatto continuo con i giovani del Milan dai 6 ai 12 anni. Ho allenato anche l'ultimo figlio di Berlusconi che, a proposito, spero rimanga e porti avanti il progetto del Milan giovane e italiano. Ai ragazzi cerco di farli divertire. Mi diverto anche io a segnare su rigore, anche se a volte sbaglio apposta, così possono dire di aver parato un rigore a Pierino. Il primo incontro con Nereo Rocco, che mi volle conoscere subito, me lo ricordo: avevo i capelli lunghi, pantaloni a zampa di elefante, camicia a fiori. Mi squadrò e mi disse: 'Aspettavo un calciatore, non un cantante. Portatelo via'. Mi allontanai scoraggiato, ma scherzava. La svolta è stata a Vicenza, non avevo ancora 21 anni e giocai dall'inizio, segnando due gol. Non uscii più. Il soprannome "Pierino la peste" penso me lo diede Brera perché segnavo spesso negli ultimi minuti. Era bello essere tra i giovani del Milan, c'era il giusto mix. Ero così contento che mi adattai a giocare ala, anche se ero una falsissima ala. Partivo a sinistra, ma poi andavo al centro. Il mio gol più bello è stato quello in Nazionale in tuffo di testa contro la Bulgaria. Devo tantissimo a Rivera".

Sul perché ha lasciato il Milan: "Negli ultimi mesi prima di partire ero stato fermo per pubalgia. Saltai la finale di Coppa delle Coppe e la 'Fatal Verona'. Buticchi pensava non fossi più quello di prima e mi cedette alla Roma a 26 anni. Brutto colpo. A Roma, però, ho passato anni bellissimi. Alla prima partita contro il Milan ho fatto doppietta".

Sul prossimo Roma-Milan, la sua partita: "La Roma è più forte, il Milan più regolare. Montella mi piace molto, è stato bravo a entrare nella testa dei giocatori. Lo Scudetto mi sembra troppo, firmerei per il terzo posto. Lapadula mi piace molto, sembra sempre incavolato nero, ma deve stare attento a non consumare troppa benzina, altrimenti rischia di sbagliare sotto porta. Non mi somiglia, però. Mi rivedo in Borriello, Immobile e Belotti. Comunque finisca lunedì sera sarò contento: il mio cuore è tre quarti rossonero e un quarto giallorosso".

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