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HONDA, impegno e schiettezza. Ora è il simbolo del Milan

Keisuke Honda, centrocampista offensivo del Milan
La caduta e la faticosa risalita di Keisuke Honda che tra dichiarazioni audaci, disciplina tattica e tanta grinta è riuscito a riprendersi il Milan

Edoardo Lavezzari

Seedorf, Inzaghi e poi anche Mihajlovic. Questi i tre allenatori in rossonero di Keisuke Honda e tutti tre, fino a qualche settimana fa, avevano usato il giapponese allo stesso modo: rincalzo di lusso. Il giapponese era considerato un giocatore importante, certo, ma più per lo status fuori dal campo e per il grandissimo marketing che muove che per le sue reali doti sul rettangolo di gioco. Il ragazzo, dal canto suo, non aveva fatto tantissimo per farsi benvolere dai suoi allenatori e dal pubblico rossonero. Complice anche la forte barriera linguistica e culturale, Honda è rimasto a lungo un oggetto misterioso, in campo e fuori. Dopo una prima fase, durata tutta la gestione Seedorf e Inzaghi, fatta di silenzi e qualche dichiarazione di facciata, il giapponese però ha cambiato passo, soprattutto a livello mediatico. Un paio di sue interviste hanno fatto scalpore, il numero 10 non ha avuto peli sulla lingua quando si è trattato di criticare la società e gli allenatori ".

Frasi pesanti, che hanno sempre fatto pensare ad un addio anticipato al Milan, già questo gennaio. Honda però, ha sempre abbinato certe frasi ad altre che promettevano impegno e dedizione: "Sono convinto di poter guadagnare nuovamente un posto da titolare e fare bene. Voglio tornare a combattere per il Milan" dichiarava a novembre al sito ufficiale della FIFA. Parole spesso sottovalutate da molti, non da Mihajlovic però, che ha visto il giapponese allenarsi con dedizione ogni giorno. Honda, con la sua disciplina tattica e con la sua voglia di fare ha lentamente scalato le gerarchie rossonere, prima prendendosi una maglia da titolare che molti non giudicavano meritata, poi convincendo tutti a suon di buone prestazioni. Mihajlovic ha visto in lui l'uomo giusto per dare equilibrio al centrocampo: inutile chiedergli di saltare l'uomo e fare giocate spettacolari, quelle non sono le sue caratteristiche e non lo saranno mai, molto meglio invece chiedergli di lavorare bene , di pressare alto e non far ripartire l'azione avversaria e di dare qualità con cross importanti e assist con i tempi giusti per gli attaccanti. Tutte cose che Honda ha imparato a fare che esegue con precisione.

Il derby e la gara di Palermo sono stati i suoi capolavori e adesso è arrivato il momento di passare alla cassa, per incassare i meritati complimenti, non solo da parte della stampa italiana, ma anche quelli di . Honda, insomma, con il suo stile un po' compassato, ma di grande sacrificio, si è preso il Milan e non sembra intenzionato a mollarlo, anzi vuole continuare a stupire.

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