In un’intervista esclusiva rilasciata ai microfoni di Pianeta Milan e in particolare del nostro Stefano Bressi, il noto esperto di mercato Peppe Di Stefano ha fatto il punto sulla situazione attuale del club rossonero. Dal futuro societario alle strategie per la prossima stagione, passando per le riflessioni sulla panchina e le possibili mosse di mercato, Di Stefano ha offerto uno sguardo approfondito sui temi più caldi in casa Milan. Un’analisi a tutto tondo che potrebbe delineare gli scenari del prossimo futuro per una delle squadre più prestigiose del panorama calcistico italiano. Nel pezzo anche il video in cui ascoltare l'intera intervista sul nostro canale 'YouTube'.


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Di Stefano: “Milan, non si può aspettare, serve equilibrio. Su Theo e Leao…” | ESCLUSIVA PM
Il punto sul direttore sportivo
—“Venerdì scorso a Londra, c’è stato un triplo incontro. Cardinale e Ibra hanno incontrato Berta, Paratici e Tare: andati bene tutti e tre. Sono tre profili totalmente diversi. Berta si è un po’ defilato perché aveva già una parola con l’Arsenal e quindi al momento lo mettiamo in stand-by, gli altri due sono due profili diversi e il primo, parlo di Tare, ha lavorato più con con un family club quindi con una società come la Lazio, che è gestita da un presidente, mentre ha lavorato più con multinazionali Fabio Paratici, che è stato protagonista anche del successo della Juventus per nove scudetti di fila, ma ha lavorato anche a Londra col Tottenham, insomma due profili diversi, ma secondo me di primissima fascia sia l’uno che l’altro. Gli incontri sono stati fatti da Cardinale che è o dovrebbe essere quantomeno il proprietario del Milan insieme a Zlatan Ibrahimović. Non c’era Giorgio Furlani e da lì secondo me, è stato l’inizio di questo nuovo capitolo, di questa storia legata al futuro, alla prospettiva, agli equilibri di forze… insomma tutto quello che sappiamo e magari ora ripercorreremo”
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Due anime al Milan, da una parte Furlani con Elliot e dall’altra Ibra con cardinale: legge bene la situazione?
—“No, non lo leggo bene perché secondo me, seguo il Milan da un bel po’ di anni e il Milan di Berlusconi è stato un Milan vincente. Ha iniziato a essere un po’ meno meno vincente quando si sono creati dei problemi all’interno della società, l’inserimento di Barbara Berlusconi, ma non per colpa di Barbara ma neanche per colpa di Galliani perché a volte è difficile coordinare due teste in una società importante e imponente come il Milan. La stessa cosa di oggi: è complicato far coesistere figure di grande personalità. Io credo che, non voglio dare giudizi ci mancherebbe altro non sono nessuno per farlo, io credo che le le soluzioni sono due: o si trova pace e armonia tra i reparti e quindi si scelga non l’allenatore che stia bene a tutti o il direttore che sta stia bene a tutti, ma si risolvono le problematiche e si scelga il miglior direttore sportivo per il Milan e il miglior allenatore per il Milan, oppure la soluzione B come è successo quattro anni fa cinque anni fa: dai in mano tutto a un direttore sportivo, chiamalo direttore dell’area tecnica com’era Paolo Maldini, bravo, che conosce l’ambiente, isolato qui a Milanello con Riki Massara, che hanno fatto gruppo e cerchio con la squadra e soprattutto con Stefano Pioli, e i risultati sono stati splendidi.
Io credo che bisogna essere maturi a volte nel mettere davanti prima il plurale del Milan e poi il singolare. Credo che oggi in questo momento invece si stia vivendo una sfida, quasi una prova di forza: decido io e decidi tu decido io decidi tu, ma se decidi tu vuol dire che il direttore sportivo seguirà più le tue idee. Dalle scelte sportive, nascono poi gli spunti finanziari quindi, io non giudico, non so se è chi è più bravo, chi è meno bravo, ma so che dopo un anno e mezzo ancora si deve trovare una vera identità. Io credo che sia il momento adesso di trovare un equilibrio.
Bisogna trovare la soluzione per mettere il Milan avanti, perché il Milan è in un momento della propria storia molto complicato. Non è un momento semplice poi. Sono ero convinto che bastano 15 giorni per far riprendere il Milan perché ha dei tifosi splendidi, perché ha una storia splendida, perché c’è un centro sportivo splendido. Per questo i tifosi del Milan non è che vogliono uno scudetto l’anno o una Champions all'anno: è un tifo che si accontenta di passione, di amore, ma vuole vedere qualcosa di diverso che al momento non si sta più vedendo”.
Furlani negli States da Cardinale: lamentele o rivoluzione dirigenziale?
—“Io penso che servirà a chiarire. Servirà un chiarimento perché non si può andare avanti così. Tu mi dai un allenatore e io ti dico di no. Io te ne propongo uno tu mi dici no, allora ne troviamo magari un terzo che non è il top ma vabene ad entrambi. Se Cardinale è davvero proprietario del Milan, che faccia ordine. Furlani è l’uomo dei conti, è stato bravissimo, perché nessuno deve togliere il merito che ha avuto a ristrutturare finanziariamente il Milan, fa i numeri. La parte sportiva la fa Ibrahimovic. Se invece tutti fanno tutto non si va da nessuna parte.
Non so da chi è stata voluta questa riunione, penso sia stato Furlani a dire io vengo perché... Oppure è stato Cardinale a dire: il Milan mi appartiene. Quindi, secondo me, la cosa importante è l'equilibrio. Ribadisco, gli scontri ci sono da tutte le parti, l’importante è che ci sia il chiarimento, chi fa cosa così si va avanti. Il Milan ha vinto negli ultimi anni quando c’era Paolo Maldini, perché forse lui era forte. Lui ha voluto l’autonomia. Molti la definiscono l’autonomia del mercato... no è l’autonomia di arrivare a Milanello e dire quello che vuole alla squadra, l’autonomia di scegliere un calciatore, di scegliere un allenatore, di alzare la voce o abbassare i toni con la squadra, di vivere un ambiente e renderlo a tua immagine e somiglianza... Io credo che al Milan serva un equilibrio, ma non perché questa dirigenza sia inesperta perché secondo me ormai si arrivati nelle logiche che nel calcio secondo me abbiamo modesto avviso funziona così, il Milan è stato un modello per trent’anni.
C’era un capo, Silvio Berlusconi, e un braccio armato che era Adriano Galliani, il più grande presidente della storia del calcio e il più grande dirigente alla storia del calcio. Oggi purtroppo non è più il tempo di prima. Servono delle strutture gerarchiche dove c’è un amministratore delegato, c’è un dirigente sportivo... è inutile che tutti fanno tutto, perché se no non si va da nessuna parte. Così si trovano dei micro colpevoli: un giorno la comunicazione, un giorno il marketing, un giorno un calciatore, un giorno la campagna contro un allenatore... La cosa importante da adesso in avanti è trovare un equilibrio per il bene del Milan.
Il Milan riuscirà a trovare equilibrio?
—“Io spero che porti pace. Io spero che porti equilibrio e spero che porti una definizione esatta. Ma la dipende dal discorso che sappiamo da anni: se il Milan è davvero di Cardinale ed è totalmente di cardinale, è giusto che faccia il suo Milan. Se il Milan non è di Cardinale ma di Elliott, è giusto che Elliott faccia il Milan come vuole lui. Se il Milan è a metà, quello è un po’ il problema. Se tu sei terzo, quarto, quinto, puoi osare, esagerare , convivere nelle difficoltà. Tu parli con quello, ma poi non parli con quell’altro, ma oggi la situazione è grave. Tu hai perso la Champions League contro una squadra in enorme difficoltà. Sei fuori dall’Europa, perdi tre partite consecutive ed hai fatto un girone disastroso. Hai cambiato virtualmente quattro allenatori, ce ne sarà credo un quinto... devono tornare nuovamente a lavorare per il bene del Milan”
Con questa situazione qua, ha senso già parlare di mercato, giocatori, allenatori…?
—“No, secondo me no. È tutto da decidere, se decidono, facendo un esempio, Giorgio Furlani e Zlatan Ibrahimović se l’anno prossimo giocherà o meno nel Milan Leão, vuol dire che tu al prossimo allenatore che arriverà al Milan gli stai dicendo già di non avere a disposizione Leão.
Se invece arriva Massimiliano Allegri o Antonio Conte ti dice no: io lo voglio perché sono gestirlo. Attenzione a perdere i giocatori di grande talento, perchè poi è difficile riprenderli. Se il Milan ha vinto uno scudetto con Maignan, Leao, Theo... vuol dire che qualcuno li sapeva gestire, quindi non dico ispiriamoci o ispiratevi a quel di tipo di gestione, ma c’è un modo per gestirli"
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