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Cessione Milan, rispunta Mr. Bee: “Io ci sono ancora”

Bee Taechaubol Milan
Bee Taechaubol, il broker thailandese che aveva trattato l'acquisizione del Milan, è tornato a parlare quando ormai sembra tutto fatto con i cinesi

Daniele Triolo

Ricordate Bee Taechaubol, il broker thailandese che, per oltre un anno, ha trattato l'acquisizione del pacchetto di maggioranza del Milan ? Oggi, proprio nei giorni più caldi, e decisivi, per il passaggio dell'80% del club di Via Aldo Rossi in mano agli imprenditori cinesi che stanno trattando in esclusiva con Fininvest, , e lo ha fatto, in esclusiva, ai microfoni di 'Goal.com', spiegando come lui, in realtà, non sia mai andato via. E si è dichiarato pronto ad entrare in società. Con Berlusconi ancora Presidente.

“Le persone (che stanno trattando n.d.r.) sono intermediari, mentre il gestore del fondo diventerà amministratore delegato del Milan. Con così tanti soldi investiti da 10 aziende cinesi, stanno solo cercando di realizzare un profitto per gli investitori. Preferirei vedere il Milan nelle mani di un altro italiano anziché di qualche straniero. Il club appartiene al Presidente Berlusconi, ha dedicato la sua vita al Milan e ne ha fatto quello che è oggi. Lui sa cosa fare e come farlo, ora avrà il tempo di concentrarsi sul club per renderlo di nuovo campione. Io sono ancora qui solo per aiutare e aggiungere qualcosa, e so come fare perché ho già lavorato con successo in questo settore. Mi rendo conto che la scelta finale spetti al presidente e che ci sia un accordo di esclusiva con questo altro gruppo, ma io sono qui e sono pronto. Abbiamo una visione a lungo termine che può rifondare il club dal suo interno. Il Milan può vincere perché è nel suo sangue, nel suo DNA. E' possibile tornare ad essere i numeri uno al mondo. All'inizio volevo la maggioranza perché ero sostenuto da alcune famiglie del Medio Oriente e quello era il loro desiderio. Tuttavia, sono arrivato a capire il calcio italiano molto di più. Noi dovremmo essere solo investitori finanziari, contribuendo a lavorare sul fronte commerciale, lasciando che il presidente Berlusconi resti al timone del Milan. Non è il mio "show" e non ho mai voluto che lo fosse. E' diventata una vicenda mediatica e non era il mio obiettivo. I soldi non sono un problema, c'è stata solo tanta confusione. La mia prima proposta è stata per la maggioranza del club, ma una volta che capito che il Milan è nel cuore di Berlusconi, e dopo aver conosciuto meglio l'Italia e il calcio, mi sono reso conto di non avere diritto a reclamare la maggioranza. Io prendo il calcio seriamente, ho tante soluzioni differenti che posso sfruttare per aiutare il Milan. Ho partner potenziali che vogliono entrare a far parte del mio network. Non vi è alcuna ragione di decidere di investire per poi comprare giocatori su giocatori, perché non è una gestione sostenibile. Il Milan può fare i soldi da solo e può essere sostenibile. Più tempo trascorro in Italia, più mi sento coinvolto e più mi rendo conto di quanto il Milan sia un'icona del calcio italiano e uno dei più grandi club calcistici al mondo. Ho spiegato ai fondi che secondo me sarebbe stato arrogante per chi non è italiano pensare di dover avere il Milan di diritto. I tifosi potrebbero dire 'Oh finalmente, qualcuno sta venendo a investire', ma poi magari guardano alla società e pensano 'Perché ci sono quegli asiatici seduti lassù?'. Il Milan è un'icona italiana, questa è una squadra italiana. Penso che senza un proprietario italiano si rovinerebbe il marchio Milan. Sono stato in grado di fare questo sfruttando la mia altra attività nel calcio, la Sport Events Internazionale (SEI). Il governo cinese ha reso obbligatorio il calcio per tutti i bambini, le scuole dovranno garantire almeno un'ora di educazione fisica al giorno a partire da agosto. Mi sto occupando di inviare insegnanti nelle scuole, abbiamo firmato un accordo con il Ministero della Pubblica Istruzione e lavoriamo con il Ministero dello Sport che copre 400.000 scuole.Lavorando con il Ministero dello Sport, potremo scegliere i bambini più talentuosi per poi formarli in Europa”.

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